Chi si aspettava la rivoluzione tecnica della Ferrari è rimasto deluso, perché l’unica rivoluzione ha riguardato la parte manageriale. Con una mossa a sorpresa il responsabile della GES, Stefano Domenicali, ha rassegnato le dimissioni dall’azienda da cui lavorava dal 1991. Ora il suo posto pare venga assegnato al dottor Mattiacci, ex responsabile Asia Pacifico della Ferrari, nessuna esperienza di competizioni, molte a livello manageriale. E’ una scossa che fa capire tante cose: la prima, che Domenicali era stanco di assumersi responsabilità non sue, nel senso che certe scelte a volte le ha dovute subire e metterci la faccia in quanto responsabile. I risultati della F14T, che definire deludenti è il minimo, hanno contribuito a questo nervosismo per cui, una persona onesta e per bene come Domenicali, non ha avuto altra scelta che farsi da parte. I problemi della Ferrari resteranno, quelli di Domenicali no, visto che il suo curriculum girava da tempo sui tavoli di importanti aziende internazionali. Si sapeva da tempo che il manager emiliano, è nato a Imola, era stanco e già da un paio d’anni aveva rassegnato le dimissioni che erano state rifiutate. Chi gli imputa gli insuccessi degli ultimi anni commette un grave errore, in quanto Stefano ha contribuito in maniera importante all’epoca dei trionfi di Schumacher insieme a Jean Todt e da quando, nel 2008, ha preso in mano le redini del reparto corse, di cui era direttore sportivo e responsabile dei regolamenti, ha mancato tre mondiali all’ultima gara, nel 2008 2010 e 2012, per cui non è che siano mancate le vittorie o i risultati, è mancata la fortuna che assiste nei momenti difficili. Certe scelte tecniche e di avvicendamento del personale nei posti chiave, non sono dipesi da lui. Le imposizioni di Alonso contro alcuni tecnici, o le visioni del presidente Montezemolo, avevano messo Domenicali nella scomoda situazione di dover mediare e avallare decisioni che magari non condivideva, ma essendo uomo azienda fino al midollo, si è fatto carico di tutto. Ora inizia una nuova vita lontana dagli autodromi (era un suo desiderio occuparsi d’altro) andrà a vivere sereno nella sua casa di Vedano al Lambro, proprio fuori le mura dell’autodromo di Monza (di cui potrebbe diventare uno dei responsabili se dovesse accettare l’offerta) e pensare alla moglie e ai due figli che gli sono sempre stati vicini. Dal punto di vista sportivo la Ferrari apre un nuovo capitolo, gli uomini passano, il cavallino resta. Dal punto di vista umano la rossa perde un galantuomo, un manager per bene che ha scalato tutta la trafila del successo in maniera onesta e corretta. La sua fuoriuscita rappresenta la sconfitta della lealtà e dell’onestà in un ambiente difficile dove altri manager, di altre scuderie, vengono vantati senza guardare troppo per il sottile.