L’ultima puntata della telenovela italo-brasiliana di Amauri si è conclusa con l’episodio “tutti a casa”. Ma il tormentone siamo certi che continuerà ancora. La sensazione è che questa volta la Juventus abbia concordato con il giocatore la rinuncia alla chiamata del ct della Seleçao, Carlos Dunga. «Il caso è chiuso perché Dunga ha definitivamente detto che rinunciava a richiedere il giocatore», ha tenuto a precisare il presidente della Juventus, Cobolli Gigli. E sulla stessa linea si è piazzato naturalmente il tecnico Ranieri che però si impappina in un «mai arrivata la sua convocazione e la Juventus ha detto che non siamo in grado di mandarlo, visto come stiamo adesso ». Il ds Alessio Secco e l’amministratore delegato Jean Claude Blanc hanno provveduto a catechizzare a dovere il loro tesserato sulla necessità della sua permanenza a Vinovo. E Amauri da buon professionista si sarebbe lasciato sfuggire un obbedisco che però è suonato come: «Devo rispettare le decisioni della Juve». Il mistero della sua convocazione per l’amichevole di Wembley, Brasile-Italia, (in programma martedì prossimo) oscilla così tra una totale assenza di un comunicato arrivato dal Brasile, al quale quindi la Juventus non avrebbe potuto rispondere mancando l’atto materiale, fino alla convocazione giunta, ma fuori i tempi regolamentari che hanno quindi indotto il club bianconero a non dare il nulla osta al giocatore. Certo che se fosse vera la seconda, più che nell’era delle comunicazioni in tempo reale qui sembra di essere tornati indietro di qualche decennio, quando ancora il collegamento Brasile-Italia avveniva con estenuanti crociere a bordo di ferryboat. Una transoceanica che ha fatto in tempo a sperimentare Josè Altafini che ha giocato sia con la Seleçao e poi da “oriundo” nella Nazionale (5 gol in sei partite) italiana ai Mondiali del Cile (1962). «Spesso accostano la mia vicenda a quella di Amauri, ma attenzione perché sono in fuorigioco. Io in- nanzitutto avevo giocato e vinto un mondiale con la Seleçao a vent’anni (nel 1958). Poi una volta arrivato al Milan avevo avuto subito il passaporto italiano, in quanto figlio di emigrati. Quel passaporto finora a me risulta che non è in possesso di Amauri per poter giocare nella nazionale di Lippi, quindi è logico che la speranza e il suo desiderio è quello di poter rispondere alla Seleçao. Resta il fatto che la situazione in cui si trova risulta sempre più fluttuante, perché nel frattempo non gioca nè con l’una nè con l’altra nazionale e non essendo più un ragazzino (ha 28 anni) rischia davvero di non indossare nessuna delle due maglie». Eppure questa volta la convocazione sembrava cosa fatta visto il forfait di Luis Fabiano. «Di scontato secondo me non c’era nulla – continua Altafini – . Comunque ammesso che un giorno Dunga lo chiami davvero, Amauri sa che dovrà vedersela con altri sei attaccanti che si chiamano Robinho, Kakà, Ronaldinho, Luis Fabiano, Baptista e Pato... ». Messa così sembra che l’attaccante bianconero parta con l’handicap della settima scelta. E la fiducia di Dunga, dall’unico messaggio realmente arrivato dal Brasile non sembrava fosse così piena in vista di Wembley. «Troppe pressioni e poi Amauri non sta facendo benissimo in questo momento», aveva tagliato corto dieci giorni fa il ct del Brasile. Un giudizio che a quanto pare non ha fiaccato le aspettative dell’attaccante juventino. «Spero che Dunga si ricordi di me nelle prossime convocazioni...». Se Altafini fosse nei suoi panni però valuterebbe attentamente tutte le possibilità. «Io credo che Amauri sia consapevole che la convocazione con il Brasile in questo momento potrebbe rappresentare un’opportunità “isolata” e questa poi gli compremetterebbe un eventuale futuro con la maglia azzurra. Allo stato dell’arte secondo me ottenere un passaporto italiano e rispondere a Lippi potrebbe essere la soluzione migliore per tutti, a cominciare dalla Nazionale che mi sembra non possieda un attaccante con le sue carratteristiche».