Che bello appellarsi alla nostalgia. Soprattutto se la sostanza dei giorni nostri è priva di magia, dilaniata com’è dalla manifesta superiorità di un Brasile che non sarà meravigliao ma tinteggia calcio come non riesce ai pittori colorati di azzurro. Con 12 campioni del mondo al seguito (convalescenti compresi, vedi Camoranesi accomodato inizialmente in panca) e Marcello Lippi che si ferma a 31 risultati utili consecutivi (addio record assoluto), l’Italia mette in scena lo spettacolo dei ricordi che furono e che la nazionale di oggi, per limiti oggettivi (in primis difensivi) non può replicare. Accontentiamoci e vivremo sereni: l’amichevole (si può chiamare tale?) di Londra ha regalato una contesa vera, e non è poco in una notte di mezzo inverno con un derby-scudetto alle porte (6 rossonerazzurri in campo) e una montagna di buoni motivi per affondare solo parzialmente sull’acceleratore. Il derby del mondo, definizione coi fiocchi, è vissuto sui canoni classici del match che scotta. Errori arbitrali, ritmo a mille, nervosismo finale, la voglia di stupire. Non c’è calcio senza poesia. Quella nostrana si è dovuta piegare (presto) al cospetto di un Brasile (senza Kakà) furbescamente 'all’italiana', quasi sperimentale, super- concreto nell’affondare una retroguardia inguardabile come quella azzurra. Fa- bio Cannavaro non al meglio ha scodellato gaffes a iosa, in condominio con Legrottaglie. Eppure gli azzurri erano partiti in quarta, a Grosso e Zambrotta luccicavano le gambe. Le fasce erano loro, Maicon si rifugiava nella timidezza, così come Adriano là davanti. Poi è arrivata la rete azzurra al 4’, annullata all’eroe di Berlino 2006 senza un perché. La posizione di Grosso era regolarizzata da Marcelo. Rimpianto e mera intuizione: con l’Italia in vantaggio poteva svilupparsi un altro tipo di partita. Invece ossigeno e pedate (di fino) made in Italy sono calati di botto, per poi risorgere (inutilmente) a pochi metri dal 90’. In mezzo è decollato il Brasile- style, con i guizzi di Ronaldinho, le sortite di Elano e Robinho. Fragile l’impianto costruito da Lippi. Montolivo in mezzo con Pepe, Pirlo e De Rossi, Gilardino e Di Natale in avanti. Il rossonero ha imbarcato acqua ad ogni passaggio. Un faro spento, abbagliato dal doppio lampo brasiliano del primo tempo: Robinho serve in verticale Elano, che supera facilmente la resistenza di Legrottaglie e insacca con Buffon in uscita. Il raddoppio è un’ennesima incertezza di Pirlo, Robinho strega i difensori azzurri e trova un angolo meraviglioso. Nella ripresa Lippi dà spazio a Toni (rete annullata per fallo di mano), Aquilani e Camoranesi. Qualcosa di buono accade, non abbastanza per archiviare ricordi e sussulti. «Il Brasile oggi è più forte di noi, tra un anno e mezzo chissà...» è il commento finale di Lippi. Auguri mister, qualunque cosa abbia voluto dire. Brasile-Italia: Ronaldinho in azione contrastato da De Rossi (Ap)