Ansa
Il quinto mandato sanremese già pronto per Amadeus IV, l’ha detto anche Roberto Benigni, «è incostituzionale». Ma siccome qui la qualità non è richiesta perché quello che conta sono solo i dati del dio auditel, allora la conduzione e la direzione artistica è saldamente nelle mani del gigantismo festivaliero. All’alba, appena messo il pigiama come “Fiorello D’Alema” mi ritorna in mente Bruno. Sì, l’ex corista anonimo Bruno Corazza, reuccio anche lui per una notte, quella di mercoledì.
C’ho impiegato 48 ore a rendermi conto che l’unico momento di conduzione al passo veramente con i tempi, più umani e più veri per tutti, è stato quello di Bruno, che per sobrietà, preparazione linguistica (inglese fluentissimo) e passione musicale è diventato l’idolo dei suoi idoli, i Black Eyed Peas. Un quarto d’ora di celebrità meritata per questo 41enne che ora è tornato al suo posto, lassù nel coro, mentre sul palco, ancora fino a stanotte, fonda, sentiremo ancora l’ululato da braccobaldo del prezzemolone Amadeus IV, accompagnato dal meno invasivo pisolo Morandi. Non è ancora tempo di bilanci, ma rispetto alle quattro precedenti edizioni, in cui almeno dj Ama aveva azzeccato diverse pedine della gara canora, questa è sicuramente la più debole.
Mengoni a parte, che viaggia Due vite avanti agli altri (lezioni di canto e di scena dal ragazzo di Ronciglione) e la gradevole conferma dei Coma Cose, tutto il resto è noia. E non bastano le messe in scena di Blanco, i soliloqui radical choc della Ferragni o i comizi paraelettorali di suo marito Fedez a tenere a galla un palinsesto che calamiterà anche un italiano su cinque, ma a noi la miniserie di Sanremo non convince più. Le polemiche si sa dietro le quinte dell’Ariston fanno parte della scenografia della famiglia Castelli. Ma se il massimo delle trovate è il Blanco mano di forbice che spazza via i fiori dal palco o la fake di Anna Oxa che se la prende con Madame perché non si è vaccinata… Allora ridateci Pippo Baudo, uno che sapeva sventare anche i suicidi in diretta tra uno spot del caffè kimbo e un pennello cinghiale.
A proposito di Anna Oxa, dopo «l’analfabetismo di rimando» di Tullio De Mauro, la signora di Un’emozione da poco sta facendo circolare un opuscolo in cui parla di «analfabeti funzionali». Tali, sono tutti coloro che non hanno capito la sua mistica Sali (Canto dell’anima). Il brano bocciato nella prima serata con il 14° e ultimo posto ha indignato fortemente la cantante che ha dato voce alla sua società, linguistica, l’Oxarte, con cui denuncia appunto quegli «analfabeti funzionali» che « hanno fatto fatica a comprendere il testo e/o il senso del brano.
Probabilmente per alcuni è più agevole un testo meno strutturato in italiano. Possiamo consigliare di farsi seguire da esperti o ascoltare altro con strutture di testi alla portata delle proprie abilità». Da sotto la cattedra della prof.ssa Oxa, vorrei dire che al suo biblico e impegnativo «Sali, donna, Sali e resuscita, Sali e ritorna alla tua nascita», preferisco, per umana comprensione, il più ironico e disimpegnato «trascendi e sali» di Alessandro Bergonzoni. Saluti, da un analfabeta funzionale.