La scultura di Dalla di Antonello Paladino in Piazza Cavour a Bologna - Fondazione Dalla
Adesso che santi che pagano il suo pranzo ce ne sono, anche sulle panchine in Piazza Grande Lucio ci starà per l’eternità. Ha atteso un anno e mezzo, causa Covid, ma ieri l’inaugurazione prevista per il 4 marzo dell’anno scorso s’è finalmente fatta. Così, con il sole allo zenith in una Bologna pian piano ripopolata di turisti, il bronzeo Dalla realizzato dallo scultore Antonello Paladino volge lo sguardo verso il palazzo dove ha abitato per 29 anni. Verso quella finestra da cui osservava il mondo racchiuso nella sua Piazza Grande, il nome dato nella canzone del 1972 a Piazza Cavour. Ironia della sorte quei palazzi sono ora coperti da teloni e impalcature per il rifacimento delle facciate e Lucio dovrà attendere ancora...
Erano in tanti ieri a salutare questa nuova rappresentazione scultorea di Dalla accomodato su una panchina. La prima era quella di Carmine Susinni, ora del patron di Tv 7Gold dopo essere stata esposta in piazza de’ Celestini (a fianco della casa di Lucio in via D’Azeglio, sede della Fondazione Dalla) e all’Expo di Milano. «Questa statua vuole essere un memoriale per la città e non solo – ci spiega il giovane scultore Paladino –. Ho cercato di racchiudere in un’unica espressione le sue tante facce, una sintesi del suo infinito sguardo da consegnare all’eternità».
E ci mostra altre monumentali ipotesi, Paladino. In una Lucio è in piedi con a fianco uno scultoreo clarinetto che si elevava come una torre di Bologna con in cima il faro delle sue Tremiti. «Dovevamo incontrarci io e Lucio, lui aveva scoperto le mie opere. Ma non abbiamo fatto in tempo. Spero solo che ora da questo mio lavoro si possa cogliere almeno un po’ del suo spirito metafisico» dice il 41enne scultore, a cui la statua è stata commissionata dal cugino di Dalla Lino Zaccanti per donarla alla città.
È stato il primo cittadino Virginio Merola ad aprire la cerimonia («niente di meglio per un sindaco che sta concludendo il suo mandato e si prepara alla panchina, inaugurare questa statua di Lucio seduto qui»), resa solenne dall’atto che più di tutti Dalla avrebbe desiderato: la benedizione impartita dal domenicano Bernardo Boschi, da sempre suo padre spirituale. «Sono andato a prenderlo in macchina in convento da bravo chierichetto per portarlo qui» ci dice prima di porgergli Bibbia e aspersorio l’86enne Umberto “Tobia” Righi, altra figura storica della vita e della carriera del cantautore bolognese, manager e sorta di padre putativo per 46 anni.
Sempre restio a svelare il “suo” Dalla «per evitare strumentalizzazioni e distorsioni delle verità che io so», Tobia è la “voce narrante” dello stupendo racconto dalliano di Pietro Marcello, regista del docufilm Per Lucio, presentato lo scorso marzo a Berlino e uscito nelle sale nei giorni scorsi. «Ringrazio Zaccanti per aver donato alla città questa statua – dice l’assessore comunale alla cultura, Matteo Lepore –. Da qui possiamo ripartire tutti per immaginare il futuro, come faceva il visionario Dalla». E i primi a farlo sono stati gli amici presenti, dai superstiti Idoli (il gruppo che ha accompagnato Dalla dal 1965 al 1972 nei concerti e anche nei dischi) ai musicisti Fio Zanotti e Ricky Portera («Lucio mi voleva sempre al suo fianco, quando era in difficoltà con qualche brano chiedeva aiuto alla mia chitarra») al sosia ufficiale Vito D’Eri e a Cesare Ragazzi, che “creò” a Lucio una chioma mai avuta.
Il futuro della Fondazione Dalla è invece stato in parte anticipato dal presidente Andrea Faccani (cugino di Lucio) e da Alessandro Nicosia, presidente di Creare organizzare realizzare (già artefice di mostre dedicate a Fellini, Fallaci, Pavarotti, Totò, De Filippo e Sordi), in vista del decennale della morte (1° marzo 2022) e degli 80 anni dalla nascita di Dalla (4 marzo 2023). Proprio il 1° marzo del prossimo anno verrà inaugurata una mostra a Bologna, della durata di tre mesi, che poi si sposterà a Roma, Milano e Napoli con l’obiettivo di trasferirsi in Germania, in Austria e in Argentina, dove Dalla divenne famoso prima che in Italia a metà anni 60. L’esposizione, che avrà anche materiali inediti, sarà divisa in due: «La prima parte è dedicata al suo percorso artistico – spiega Nicosia –, dall’altra ci sarà il racconto della sua personalità, degli amori e delle passioni di Lucio come il mare, la Ferrari e l’arte».