Un'immagine della serie tv "Romulus" di Matteo Rovere
La storia della fondazione di Roma e il suo passaggio dalla ferinità di una società primitiva e barbarica alla possibilità di un mondo fatto di regole nuove e aperte al futuro. Motore del cambiamento: i giovani. Questa l’ulteriore sfida del regista Matteo Rovere che dopo avere spiazzato tutti nel 2019 col successo del film Il primo re, con Alessandro Borghi e Alessio Lapice, che raccontava il mito di Romolo e Remo in protolatino, ora lancia come ideatore, regista e produttore la serie tv, Romulus, anch'essa girata in un immaginario latino arcaico (ma disponibile anche doppiata in italiano). Fra storia, leggenda e rivoluzione, l’epica della nascita di Roma viene raccontata nella nuova serie Sky Original, Romulus, dal 6 novembre in esclusiva su Sky e in streaming su Now Tv. Tutti e dieci gli episodi saranno disponibili anche in 4K HDR con Sky Q satellite e saranno sempre disponibili On Demand.
Matteo Rovere firma per la prima volta un progetto per la tv, ambizioso e costoso: la serie è al tempo stesso un grande affresco epico e una realistica ricostruzione degli eventi che portarono alla nascita di Roma, un lavoro accurato e avvincente ma che, stando alle prime due puntate mostrate in anteprima, non risparmia scene di grande crudezza per rappresentare la violenza di un’era ancora barbarica. Una produzione Sky, Cattleya – parte di ITV Studios - e Groenlandia, in dieci episodi, diretti da Matteo Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale. Un racconto di guerra, fratellanza, passione, coraggio e paura, realizzato con un grande impianto scenico e due intere città meticolosamente ricostruite sulla base di ricerche storiche documentate, con migliaia di figurazioni, quasi mille presenze stunt e centinaia di armi riprodotte oltre alla consulenza da parte di storici e archeologi (fra cui Valentino Nizzo, etruscologo e Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) .
Tutti giovanissimi i protagonisti Andrea Arcangeli (Trust, The Startup - Accendi il tuo futuro), Francesco Di Napoli (La paranza dei bambini) e Marianna Fontana (Indivisibili e Capri-Revolution) che vestono rispettivamente i panni del giovane principe Yemos, dello schiavo Wiros e della giovane vestale Ilia, tre ragazzi cresciuti nella violenza di un mondo arcaico e pericoloso. Completano il cast, fra gli altri, Giovanni Buselli, Silvia Calderoni, Sergio Romano, Gabriel Montesi, Vanessa Scalera e Yorgo Voyagis.
In contemporanea con la messa in onda della serie usciranno Romulus: Il sangue della lupa e Romulus:la regina delle battaglie, i primi due volumi d trilogia di romanzi che allarga l’universo narrativo di Romulus, scritta da Luca Azzolini e pubblicata da HarperCollins.
Si tratta di un racconto dai toni cupi, senza dubbio affascinante e originale, da riservare però ad un pubblico preparato. La trama. In un mondo primitivo e brutale governato dalla natura e dagli dèi, da cui sorgerà uno degli imperi più grandi e potenti di sempre uomini vivono soggiogati dal volere degli dei. I trenta popoli della Lega Latina vivono da anni sotto la guida del re di Alba Numitor. Ma siccità e carestia stanno minacciando la pace e la vita di queste città. Fuori da queste invece c’è il bosco, un luogo oscuro abitato da creature crudeli e misteriose. Il re Numitor deve consultare l’aruspice. Il responso è implacabile: il re dovrà andare in esilio e il suo trono passerà ai nipoti, Enitos e Yemos, gemelli nati da sua figlia Silvia. A Velia, intanto, un gruppo di ragazzi, i Luperci, viene inviato nel bosco per un rito di iniziazione: sopravvivere alla minaccia di Rumina, la dea selvaggia e misteriosa che abita la foresta. Tra loro c’è Wiros, schiavo e orfano, che diventa presto la vittima dei soprusi di tutti. Nel frattempo, qualcuno ad Alba decide di cambiare il destino dei gemelli e prendere il trono per sé: è il fratello di Numitor Amulius, che, convinto da sua moglie Gala, capisce di avere un’ultima occasione per appagare la sua sete di potere.
Il merito di Matteo Rovere è quello di cercare di fare emergere anche a livello spettacolare, nella marea di produzioni hollywoodiane incentrate su una mitologia celtica o sassone, una mitologia mediterranea e latina che è il fondamento della cultura europea e occidentale. «In rapporto al film, la serie vuole continuare ad immaginare cosa si trova all’origine del mito fondativo di Roma, ma al tempo stesso proporre un grande spettacolo che possa appassionare tutti e magari incuriosire gli studenti ad approfondire la storia - spiega il regista Matteo Rovere per il quale si tratta anche di una grande sfida produttiva - Ci sono in Italia tantissime maestranze molto abili a creare progetti internazionali, molti dall’estero vengono a realizzare i loro prodotti da noi. Dobbiamo avere voglia, come industria, di fare un percorso opposto. Personalmente è una grande sfida, vengo da progetti complicati, sono affascinato dai racconti che hanno a che fare con l’epica».
Per Rovere Romulus riflette anche sul mondo di oggi: «Sono gli uomini e le donne che fanno fatica a cambiare. Questa è una serie sul potere. La fondazione di Roma è l’inizio di un nuovo ordine che si è evoluto fino a noi. La complessità del contemporaneo, ci restituisce tanto del rapporto con questa vicenda». Come aggiunge Filippo Gravino, sceneggiatore con Guido Iuculano e lo stesso Matteo Rovere della serie tv, «analizzando il passato, trovi i germi fondativi dei comportamenti umani che sono quelli di oggi. Il potere, nelle sue forme brutali ed estreme, racconta anche il mondo attuale. Questa prima serie mostra all’inizio un potere arcaico, passatista, conservatore e alla fine un potere affidato ai giovani rivolto verso il futuro, rivoluzionario, pieno di voglia di cambiamento che sento germogliare anche nelle nuove generazioni».