C’era un bel rapporto tra don Lorenzo Milani e la mamma Alice Weiss: tenero, affettuoso e devoto. Lo testimoniano le lettere come quella del marzo 1944 quando Lorenzo, da poco in Seminario, rivolgendosi alla madre, le chiede se ha «mai pensato che questo legarsi al Signore è anche legarsi alla mamma?». Eppure lei, di origini ebraiche, si è sempre dichiarata non credente, anche se non ha mai osteggiato il figlio, anzi: ha sempre rispettato la sua libertà, così come il figlio ha rispettato quella della madre, grazie a un legame intenso che emerge nitido dalle pagine del libro di Stefania Di Pasquale, Storie di madri (Società editrice fiorentina, pagine 142, euro 16,00), che mette insieme, oltre ad Alice Weiss, le storie di Amelia Pincherle Rosselli, madre dei fratelli Carlo e Nello assassinati dai fascisti nel 1937, e di Marie-Anne Robinot, madre di Louis Antoine de Saint-Just, condannato alla ghigliottina nel 1794. A unire le prime due donne c’è anche una vicinanza abitativa (una villa nei pressi di Antella, alle porte di Firenze) e una corrispondenza (riportata nel libro) tra la famiglia Milani-Comparetti e la stessa Amelia Rosselli. La Robinot invece, vissuta in Francia ai tempi della Rivoluzione francese, si lega alle altre in quanto tutte e tre madri coraggio che con grande dolore hanno portato la croce della morte dei propri figli lottando poi per difenderne la memoria. Ma anche in questo senso, quella di Alice Weiss resta la storia più interessante e meno nota per la riservatezza di questa donna intelligente, raffinata, dotta e bella, nata a Trieste il 6 settembre 1895, che, sposata dal 1919 ad Albano Milani Comparetti, fu una madre presente per i propri tre figli (Adriano, Lorenzo ed Elena), ma anche per i ragazzi di Barbiana. Alice andava spesso a trovare il figlio nella sperduta canonica del Mugello, raccontando poi alla figlia Elena di rimanere a volte «ammirata ed esaltata dalla bellezza e dall’eccezionalità di quell’ambiente» e altre volte colpita dalla miseria e dal disagio di quei ragazzi: «Non mangiano abbastanza, non si lavano, puzzano e poi li vedi tutti e venti solfeggiare incantati Beethoven davanti a una macchina di loro invenzione che svolge uno spartito sotto i loro occhi mentre il grammofono suona. E si sente che lì tutti i valori sono diversi dai nostri». Oltre a questo si sa che quando i ragazzi si trovavano a Firenze venivano ospitati da Alice nella sua casa di Via Masaccio, la stessa dove Lorenzo sarebbe morto il 26 giugno 1967 a soli 44 anni, assistito dalla mamma (nonostante che qualcuno abbia voluto negare la sua presenza), dal fratello Adriano, da Eda Pelagatti e da alcuni ragazzi tra cui Edoardo Martinelli e Michele Gesualdi. Alice, sopravvissuta al figlio per oltre dieci anni, morta il 31 luglio 1978 a Fiesole, nella casa di riposo del Convento di San Girolamo delle suore irlandesi dov’era ospitata da un anno grazie ai buoni uffici di monsignor Gastone Simoni, recentemente scomparso, che firma nel volume una testimonianza inedita dove conferma l’intenso e intimo rapporto tra Alice e Lorenzo.
Un libro ricostruisce la figura della Weiss, ebrea triestina non credente, e il rapporto con il figlio divenuto sacerdote: era intessuto di rispetto, libertà e stupore
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