Civitella Ranieri - Giulia Manfroni
In un tempo piccolo come quello che stiamo vivendo, ostaggio di guerre e di mercanti di vite artificiali, sa quasi di miracoloso, ritrovarsi all’improvviso in un castello che custodisce un tempo grande, pacifico e reale, in cui seguire le ultime orme di un «umanesimo culturale». È questo l’humus coltivato nell’orto, niente affatto conclusus, ma aperto al massimo del cosmopolitismo, del castello di Civitella Ranieri. Una fortezza sospesa nel tempo e nello spazio, rintracciabile nel cuore verde dell’Umbria. Boschi secolari e due anomale sequoie piantate nel giardino, portate in dote dalla lontana America, che qui, come scopriremo, è di casa, incorniciano l’antica via che da Umbertide porta a Gubbio. Sin dal 1078, la fortezza, ben celata dalle silve, domina il paesaggio. Voluta da Raniero, poi suo figlio Uberto eresse la 'Cittadella' che appunto prese il nome di 'Civitella'. Storie di cavalieri che fecero l’impresa, battaglie sanguinarie, conquiste e distruzioni, si leggono ancora sulle pietre e i bastioni dell’avamposto, fiero e possente come lo spirito del suo 'Kahn', il condottiero Ruggero II Ranieri, per il volgo dell’epoca semplicemente Ruggero Cane.
L’uomo d’armi che nel 1407 riconquistò il castello e lo ricostruì. E questo spirito di 'riedificazione' si è tramandato fino al ’900, sotto la nobile egida del casato perugino dei Ranieri di Sorbello e poi con l’approdo, provvidenziale, per l’attuale neorinascimento artistico, della 'cugina americana', Ursula Corning. Pioniera dello sci alpino, nata in Svizzera nel 1903, ma cresciuta negli Stati Uniti, la Corning venne letteralmente stregata dal castello e dall’energia spirituale del luogo.
E così, il suo sogno di riunire il meglio del pensiero e della creatività internazionale, nel ’95 ha originato il Civitella Ranieri Center. Sede a New York, gestione patrimoniale in mano a un fondo americano, come la executive direction, dal 2007, affidata alla bostoniana scrittrice ed esperta di Piero della Francesca, Dana Prescott. Ma il cuore pulsante è quello umbro che, da maggio fino ad autunno accoglie cenacoli da 12-15 borsisti, per sei settimane di completa ospitalità («a partire dall’intera copertura delle spese di viaggio»), davvero da ricordare. Quest’anno, la stagione della residenza d’artista, «rivolta a scrittori, autori di arti visive e musicali», precisa la Prescott, è iniziata a marzo con l’arrivo di due ospiti speciali: i poeti ucraini Borys Khersonsky e Lyudmyla Khersonksa.
Due presenze che testimoniano la tragica grande fuga da una delle tante guerre in corso nel mondo. «Qui sono passati e hanno cenato alla stessa tavola confrontandosi in piena armonia scrittori palestinesi e israeliani », sottolinea il Residency director Diego Mencaroni. La scorsa primavera il castello ha ospitato la poetessa curda Bejan Matur, qui di passaggio per partecipare al Festival Encuentro di Perugia insieme al direttore di Avvenire Marco Tarquinio.
Civitella Ranieri è il luogo della memoria risanata, un paesaggio anche interiore che rimane impresso nelle pagine degli scrittori-viaggiatori che vi hanno dimorato, come il Gianni Minà spagnolo, Juan Cruz Ruiz, che del castello umbro e della sua atmosfera unica e incantata parla nel suo ultimo libro Un golpe de vida. È una gran botta di vita intellettuale in effetti, specie per un giovane artista agli esordi venire selezionato dalla giuria americana e trovarsi catapultato in un angolo di terra francescana al fianco dell’illustre ospite di passaggio, come lo scrittore indiano Salman Rushdie che da poco ha salutato i castellani del Civitella Ranieri Center.
«La nostra mission non è solo scovare i migliori talenti artistici nel mondo ma metterli in dialogo tra di loro e creare delle occasioni uniche di conoscenza reciproca anche con intellettuali che sono avanti nel loro percorso creativo», dice la Prescott. Così dopo una giornata di lavoro ognuno nei propri spazi e i rispettivi ambiti di competenza artistica, durante il momento canonico della cena, «nel gazebo del giardino in estate », è facile ascoltare in questa Babele linguistica la voce della «più giovane borsista», la 21enne fumettista egiziana, Deena Mohamed, «divenuta famosa durante la primavera araba » che parla del suo futuro progetto con il più anziano dei borsisti, un 82enne. Magari un pittore della colonia americana, che ha una quota fissa del 50% delle presenze stagionali, arrivato sin qui sulla scia di artisti contemporanei come El Anatsui, William Kentridge, Martha Rosler o la connazionale ed ex 'vicina di casa' Beverly Pepper, la scultrice che si è spenta 98enne, nel 2020, a Todi. La città di Jacopone, è una delle mete classiche delle escursioni settimanali del cenacolo che ogni mercoledì lascia il castello per tuffarsi nel tour dei borghi incantati dell’Umbria felix.
Nel 2008 la scrittrice inglese Sarah Hall, da borsista qui ha scritto il romanzo Ritratto di un uomo morto e successivamente con la complicità della casa editrice di Narni, Gran Via, ha pubblicato l’edizione in italiano de La bella indifferenza. Nella sala della musica il pianoforte in questi giorni è affiancato dalla console della dj egiziana Nadah El Shazly che alloggia nella stanza attigua alla biblioteca del castello. Una raccolta libraria arricchita dal generoso lascito del poeta americano, il Premio Pulitzer Mark Strand. Amico storico di Civitella Ranieri, Strand, morto nel 2014, ha «alleggerito » la sua collezione privata di 3mila volumi che ora albergano negli scaffali lignei della sala lettura aperta al pubblico per conferenze e concerti, ai quali non manca di partecipare la piccola e appassionata comunità locale. Ultimo evento pubblico: l’installazione di un progetto architettonico di Curtis Roth, intitolato Going Fragile.
Questa gente laboriosa del contado, discretamente ha visto transitare e ha abbracciato fraternamente premi Oscar come la compositrice islandese Hildur Guðnadóttir, «la vincitrice della statuetta di Hollywood per la migliore colonna sonora del film Joker che venne qui da noi nel 2010», sottolinea la Prescott. «La cantante americana Esperanza Spalding è stata a Civitella nel 2018 e qui ha realizzato parte dell’album 12 Little spells con i quale quell’anno ha vinto il Grammy, l’Oscar americano per la musica – prosegue Mencaroni – . Dal palco dei vincitori, Esperanza ha pubblicamente ringraziato Civitella Ranieri e questi encomi pubblici uniti alle dediche che compaiono nei libri o nei film realizzati dai nostri borsisti certificano il buon lavoro svolto in 27 intensissimi anni di attività ».
Un percorso meritevole della massima attenzione e forse di una adeguata documentazione filmica, magari da affidare a chi ha fatto esperienza diretta di vita e di incontri al castello, come il cineasta armeno Atom Egoyan o il suo collega macedone Milcho Manchevski. Il 2022, con la Santa Messa che nella chiesa di Civitella Ranieri si celebra in settembre, verranno commemorati anche i 20 anni dalla morte dell’eterno genius loci Ursula Corning, la quale, continua ad ispirare artisti, come la cantante statunitense Joan La Barbara che qui, come tutti quelli che sono passati hanno trovato «pace e aria fresca e libertà di lavorare, scrivere, leggere, creare, passeggiare tra le splendide colline umbre, cantare e condividere storie e risate e vino e buon cibo e scoprire nuovi amici per tutta la vita».