giovedì 25 aprile 2024
Morto oggi a 63 anni il grande cineasta francese votato all'impegno con i sui film. Il grande successo nel 2008 con la storia vera di un professore e dei suoi studenti con cui vinse a Cannes
Il regista francese Lauurent Cantet scomparso oggi a 63 anni

Il regista francese Lauurent Cantet scomparso oggi a 63 anni

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Il cinema mondiale perde uno dei registi più attenti sul fronte dell’impegno civile, sul set e fuori. Laurent Cantet, scomparso oggi a Parigi per una malattia all'età di 63 anni, non è stato soltanto il primo regista francese a riportare in patria la Palma d'Oro di Cannes nel 2008, 21 anni dopo Maurice Pialat; non è stato soltanto un punto di riferimento per un'intera generazione di cineasti e uno degli autori più giovani a vincere il Premio César per l'opera prima nel 1999; è stato soprattutto un uomo ed un regista di convinto impegno sociale. Come lo ricorda con cordoglio il Festival di Cannes che lo definisce "un umanista implacabile, che cercava la luce nonostante la violenza sociale, che trovava la speranza nonostante la durezza della realtà. Il suo lavoro coerente e umanista è la materia del cinema sensibile, profondo e socialmente consapevole”.

Il grande pubblico lo ricorda per il film La classe che appunto trionfò a sorpresa a Cannes nel 2008. Un film verità come tanta della sua produzione, tratta dal diario scolastico del professor François Bégaudeau. Concepito come un documentario di finzione, interpretato dall'autore del libro e da una vera scolaresca delle classi medie, è un ritratto pieno di empatia e passione verso il mondo giovanile con tutte le sue paure e speranze. Un film che anticipava le tensioni di oggi, e che mostrava quanto il ruolo dell’insegnante e dello studente oggi siano complessi. In fondo un omaggio ai suoi genitori insegnanti, che lo misero al mondo a Melle, nella Nuova Aquitania, l'11 aprile 1961.

Dopo l'università a Marsiglia entra all'IDHEC di Parigi dove si diploma nel 1986. Tra i suoi compagni di corso si sono Dominik Moll, Gilles Marchand e Robin Campillo che sarà al suo fianco in molti momenti della carriera e a cui produrrà nel 2017 120 battiti al minuto a sua volta premiato a Cannes con il Grand Prix. Cantet diventa poi aiuto-regista di Marcel Ophuls per Veillées d'armes sull'assedio di Sarajevo nel 1994. Intanto ha debuttato come regista con il documentario Un'estate a Beiruth (1990) e il cortometraggio Tous à la manif (1994). La sua prima prova nel lungometraggio risale al 1997 con Les sanguinaires prodotto per la tv. Quando arriva in sala con la sua opera prima Risorse umane nel 1999 (vincitore di due Premi Cèsar) è già un cineasta maturo e consapevole: sa di voler dedicare la sua opera alla realtà della gente comune, a chi fatica ad arrivare alla fine del mese, ai temi sociali. I successivi L'employe du temps e Verso il sud (realizzati nei primi anni 2000) fanno il giro dei grandi festival e lo collocano alla testa di un nuovo movimento del cinema francese, finalmente capace di staccarsi dai modelli della Nouvelle Vague.

Quattro anni dopo il successo de La classe (30 milioni di euro di incassi nel mondo) ritorna a Cannes con il film collettivo 7 giorni a l'Avana che vincerà nella sezione "Un Certain Regard" e poi dedica all'isola caraibica - alle sue mille contraddizioni - il folgorante Ritorno a Itaca. La sua carriera si completa nel 2017 con L'atélier e Arthur Rambo del 2021 sulla nuova generazione dei francesi magrebini. Quando scompare, Laurent Cantet è ancora al lavoro su un nuovo progetto, L'apprenti, che sarebbe dovuto uscire nel 2025.

Da sempre impegnato della difesa degli autori e delle minoranze sociali, nel 2010 militava a fianco dei "sans papier" per la tutela degli immigrati e dei lavoratori dello spettacolo; nel 2017 fondava la prima piattaforma digitale (La Cineteck) per la tutela del patrimonio filmico francese, sosteneva la causa del collettivo 50/50 per la parità di genere, nel dicembre scorso firmava, insieme a 50 colleghi, la lettera aperta per la richiesta di un "cessate il fuoco" a Gaza e per la difesa dei civili palestinesi e la restituzione degli ostaggi israeliani.

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