Basterebbero due numeri per capire. Le Olimpiadi antiche comprendevano solo 4 sport: corsa, pugilato, lotta e pentathlon. Tra un anno a Rio 2016, con l’inserimento del golf e del rugby a 7, gli sport in gara saranno 28 (declinati in un totale di 42 discipline). Fin qui nulla di male. Il mondo cambia, cresce, si allarga. Ma se anche i Giochi rischiano di smettere di essere una cosa seria, allora è il caso di preoccuparsi.Il timore è giustificato leggendo la lista degli sport che hanno fatto domanda di inserimento nel programma olimpico del 2020, reso noto ieri dal Comitato Organizzatore di Tokyo che ospiterà quell’edizione. Almeno uno tra baseball/softball, bowling, roller, climbing, squash, karate e wushu (un’arte marziale a noi - perdonateci - ignota) farà il suo esordio sostituendo la lotta, che dal 2020 sarà esclusa dal programma di gare. Nel caso del baseball sarebbe un ritorno, ma l’ipotesi di vedere l’arrampicata (climbing) o il bowling premiate con un oro olimpico, pare francamente imbarazzante. C’è il rischio insomma che le Olimpiadi si trasformino sempre più in una specie di Giochi senza Frontiere: perché non il tiro della corda e la corsa nel sacco, allora? Non è una battuta. Tra le discipline fortunatamente già bocciate c’era la proposta di un docente giapponese di Scienza dello Sport pare che ci fosse anche il “nascondino”, da inserire come sport dimostrativo. Yasuo Hazaki, 66 anni, cattedra alla Nippon Sport Science University, aveva già portato alla creazione di un compitato promotore a cui hanno aderito più di mille personalità nipponiche: «Milioni di persone - ha sostenuto il professore - giocano o almeno hanno giocato a nascondino nella loro vita. La mia proposta dovrebbe trovare sostenitori ovunque...».Probabilmente qualcuno ha valutato che giocare a nascondersi non è uno sport, ma l’impressione è che non sia solo questo il parametro alla base delle scelte del Cio. Da sempre il primo dei criteri per l’elezione degli sport olimpici è la loro “universalità”. Vale a dire la loro diffusione internazionale e il livello di equilibrio di popolarità nei Paesi del mondo. Altri fattori chiave in base alla carta olimpica, sono l’attrattiva della disciplina in questione da parte dei giovani, il buon governo della sua federazione internazionale, il rispetto che dimostra per gli atleti e per i valori olimpici e l’uniformità con le regole antidoping internazionali.Il confine tra “gioco sportivo” e sport è molto labile. Da anni ad esempio anche le bocce cercano l’elezione a disciplina olimpica: in fondo ha milioni di praticanti in tutto il mondo. Ma il Cio ha una lunga lista di attesa di discipline che reclamano spazio, soldi (dalle tv) e di visibilità mondiale, anche se solo una volta ogni quattro anni. A comandare il “gioco” dei Giochi infatti sono i grandi network mondiali che influiscono non poco sulle scelte, spingendo per gli sport più televisivamente appetibili (il beach volley ad esempio, secondo alcuni promosso solo per ragioni di visibilità). E il Cio, ovviamente, è molto sensibile all’argomento denaro. Più sport però significa anche più problemi. D’altra parte infatti c’è anche la necessità, ribadita recentemente da Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, di non allargare ulteriormente la quantità di atleti ammessi alle Olimpiadi: 10.500 (più 5.000 tra tecnici e allenatori) sarebbe il limite fissato per contenere i costi e non appesantire ulteriormente la macchina organizzativa.A Londra 2012 infatti non fu inserita nessuna novità: la boxe femminile infatti fu considerata solo come un’appendice di quella maschile. In Brasile invece come detto, esordirà il golf (anzi tornerà dopo un secolo, visto che era presente nell’edizione di St. Louis nel 1904), sport che raccoglie milioni di praticanti in tutto il mondo. Ritorno anche per il rugby, ma quello a 7 che in Italia (e in altre nazioni) è molto meno praticato, cancellato dal programma olimpico dopo il 1924. Qualcuno storce il naso, considerando il golf uno sport solo estremamente d’elite. E facendo notare che il rugby non ha l’internazionalità richiesta (negli Usa esiste praticamente solo il football americano). Ma a ben vedere anche il calcio, che nella versione olimpica è una specie di torneo giovanile con qualche fuori-quota, ai Giochi c’entra pochino. Quello però, nessuno si sogna di depennarlo. Sempre che che la Fifa con le sue “imprese” non riesca a rovinarlo del tutto.