Steve Jobs fondatore di Apple mentre presenta il primo iMac, personal computer immesso sul mercato nel 1998 - Ansa
In funzione e disponibile al pubblico al Centro di ricerche Enea di Bologna il primo Mirror italiano di Software Heritage, l'archivio che raccoglie, conserva e rende accessibile il codice sorgente di tutti i software disponibili al mondo. Un'iniziativa internazionale, hanno spiegato i promotori del progetto, di "grande rilevanza culturale, sociale e scientifica", promossa da Inria, l'istituto francese per la ricerca sull'informatica e l'automazione, in cooperazione con l'Unesco.
"Siamo orgogliosi di accogliere Enea - dice il Professor Di Cosmo, direttore di Software Heritage - come primo mirror istituzionale europeo di Software Heritage, e siamo impazienti di esplorare insieme le opportunità aperte da questa collaborazione". L'obiettivo di questa biblioteca digitale è di conservare e divulgare il sapere informatico che ha arricchito il mondo negli ultimi anni. Navigando in questo mare di codici, ci si può imbattere nel software che guidò il computer di bordo di Apollo11, che 50 anni fa portò l'uomo sulla luna o in TAUmus, uno dei primi programmi al mondo per la computer music, realizzato negli anni settanta grazie alla collaborazione tra Pietro Grossi, musicista e pioniere della musica elettronica, e i ricercatori del Centro nazionale universitario di calcolo elettronico di Pisa. Nello specifico, il Centro ENEA di Bologna conserverà un mirror, in italiano uno specchio, cioé una replica dell'intero archivio, che conta oggi più di 17 miliardi di programmi sorgente. L'intento appunto è garantirne la sicurezza e la disponibilità continua.
L'accesso a una simile miniera di codici e algoritmi, assicurano gli sviluppatori del progetto, "darà la possibilità di studiarli e analizzarli sviluppando metodi per ricavarne informazioni e nuova conoscenza", così in analogia con quanto avviene per i Big Data, si potrà parlare di Big Code, dove però la grande mole di codici sorgente viene utilizzata per addestrare un'intelligenza artificiale alla generazione automatica di software. Afferma Giovanni Ponti, responsabile della Divisione per lo sviluppo dei sistemi per l'informatica e l'Ict dell'Enea: "Così è stato svolto un importante lavoro in termini di crescita di infrastruttura di storage e di innovazione tecnologica in ambito Ict, che ha guidato in questi anni la progettazione e l'implementazione del mirror di Software Heritage in Enea".
La collaborazione tra Enea ed Inria non nasce per caso se si pensa alla lunga tradizione che l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile vanta nei campi della modellistica, del calcolo e dello sviluppo di codici informatici. Non a caso fu proprio Enea (allora Cnen, Comitato nazionale per l'energia nucleare) nel 1958, a dar vita assieme all'Università di Bologna, al primo centro di calcolo scientifico in Italia e a fondare sempre nel capoluogo di Regione dell'Emilia Romagna, due anni dopo, il proprio centro di calcolo. Intorno a quest'ultimo progetto, Enea raccolse un gruppo di ingegneri, fisici e matematici a cui fu affidato uno dei più potenti calcolatori dell'epoca, un Ibm 740. Nel 1954, proprio per rispondere ai bisogni computazionali della fisica nucleare, il matematico e informatico statunitense John Backus sviluppò il linguaggio Fortran che esaltava la capacità computazione dell'Ibm 740. Ancora oggi Enea dispone con Cresco6 di una delle infrastrutture di supercalcolo più potenti in Italia. L'iniziativa del Mirror, inoltre, si inserisce in un più ampio contesto che ha visto l'arrivo al Tecnopolo bolognese di Leonardo, il supercomputer posizionato tra i primi cinque al mondo che hanno reso Bologna e la Regione Emilia-Romagna un polo internazionale del calcolo computazionale avanzato e dei Big Data.