Jules Bianchi "è in condizioni critiche ma stabili". Lo ha detto il responsabile
stampa della Fia, Matteo Bonciani, all'ospedale di Yokkachi, dove è ricoverato il pilota di Formula 1 francese dopo l'incidente durante il Gp del Giappone a Suzuka. Bonciani ha spiegato di parlare su richiesta dei genitori arrivati dalla Francia per assisterlo, che "non si sentono di parlare con la stampa".
Accanto al pilota, oltre appunto ai familiari, anche alcuni componenti
del team Marussia e Ferrari, e il professor Gerard Saillant intervenuto anche in occasione dell'incidente di Michael Schumacher sulle nevi di Meribel.
"Comprendete tutti che è molto, molto grave", ha aggiunto Bonciani. Un bollettino medico dell'ospedale non è ancora stato diffuso. Notizie mediche ufficiali potrebbero essere diffuse nelle prossime ore.
L'incidente
Il drammatico incidente di domenica sul circuito di Suzuka che ha coinvolto Jules Bianchi ha fatto sprofondare di nuovo il "circus" in un'angoscia che sembrava dimenticata, riaprendo le polemiche sulla sicurezza. Il GP del Giappone, disturbato dal maltempo fin dalla partenza, era praticamente finito quando la Marussia di Bianchi è andata a schiantarsi contro un'autogru che stava rimuovendo una monoposto incidentata. L'impatto, terribile, ha lasciato il pilota senza conoscenza. Portato ad un vicino ospedale, sottoposto ad intervento al cervello, Bianchi è in condizioni critiche per "gravi traumi alla testa" e lotta per la vita.
Si riapre la polemica sulla sicurezza
È coì riesplosa la polemica sulla sicurezza in Formula 1, sopita da
diversi anni grazie anche all'impegno della Fia che con tutti
gli accorgimenti presi dalla morte di Senna in poi è riuscita a
ridurre quasi a zero i rischi. Ma la dinamica, ancora non
svelata chiaramente dalle immagini tv, che ha portato al terribile
impatto della Marussia di Jules Bianchi contro una gru di
soccorso alla fine del Gran Premio del Giappone ha riaperto ferite e discussioni come dimostrato dalle prime reazioni tra piloti e adetti ai lavori.
L'accusa di Felipe Massa
Il primo a mettere sotto accusa la direzione gara - svoltasi
in condizioni di pioggia e visibilità al limite, ancora prima
che arrivasse il tifone Phanfone - è l'ex ferrarista Felipe
Massa, ora alla Williams, fortunato protagonista del tremendo
incidente nel Gp d'Ungheria nel 2009 che rischiò di fargli
perdere oltre che la vista anche la vita. "La gara - attacca il
pilota brasiliano - è iniziata troppo prima, perché già
all'inizio non si riusciva a guidare e a vedere niente ed è
finita troppo tardì. Quando c'era la safety car, erano cinque
giri che gridavo alla radio che doveva fermarsi la gara e che
non si vedeva niente". "Ma - aggiunge Massa - ci hanno messo
troppo tempo e c'è stato un incidente".
Niki Lauda: solo sfortuna
Nettamente diversa la posizione di Niki Lauda, oggi boss
della Mercedes, che su un'altra pista giapponese, quella di Fuji, si rifiutò di correre per la pioggia, subito dopo il rientro
dall'incidente. "È stato un incidente sfortunato, incredibile e
purtroppo grave - ha detto l'austriaco al termine del Gran
Premio del Giappone - La safety car sarebbe
dovuta entrare prima? Sono decisioni difficili, quando Whiting
(il direttore di corsa, ndr) ha visto fuori dalla pista la
macchina di Sutil ha preso la decisione. In questo momento non è
sua la colpa. Si è partiti con la safety car e la pioggia non
era incredibile. In queste condizioni si corre normalmente".
I piloti di oggi sono disabituati a queste condizioni? "È
difficile da dire - aggiunge Lauda - ma questo è stato un
incidente sfortunato perché uno va fuori (Sutil, ndr) e l' altro
arriva".
Montezemolo: dobbiamo capire bene cosa è successo
"Sono molto triste per quello che è accaduto a Jules, che è nato con noi e a cui pensavamo come nostro pilota del futuro", ha detto il presidente dimissionario della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo. "Se, come penso - ha chiarito -, si dovranno schierare tre macchine l'anno prossimo, noi pensavamo a lui per la terza macchina in gara".
"Purtroppo - ha aggiunto Montezemolo - si ragiona quasi sempre con il senno del poi: tragedie come quella di ieri devono fare riflettere per capire se qualcosa non ha funzionato, se c'è stato qualcosa che si doveva cambiare. Certamente è stata una corsa molto particolare con poca visibilità e con tanta acqua".