martedì 8 luglio 2014
Brasile- Germania 1-7. Al 90' il gol della bandiera di Oscar. La Germania, in attesa di conoscere la sfidante (stasera in campo a San Paolo l'altra semifinale tra Argentina e Olanda) vola sicura verso la finale.
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Uno per tutti, tutti per Neymar”. Questo l'inno di battaglia, prima di Brasile-Germania, semifinale di un Mondiale mozzafiato che non ha risparmiato grandinate di gol, sorrisi radiosi e lacrime amare. Le ultime, copiose, le versa il Brasile il cui sogno popolare si infrange contro una Germania setteprodezze che Arrigo Sacchi avrebbe definito “padrona del gioco e sovrana assoluta del campo”. Sua saggezza Josè Mourinho aveva pronosticato un match poco spettacolare e in effetti, tolti gli 8 gol, di cui sette made in Germany, non c'è stata partita. Un Brasile deriso e umiliato in campo, quanto criticato dal suo popolo, furioso, che dopo un mese vissuto appassionatamente al fianco di Neymar e compagni si è sentito tradito da un 7-1 che passerà alla storia quanto il maracanazo del 1950 con l'Uruguay.
I padroni di casa della Seleçao si sono presentati all'appuntamento senza la stella Neymar, sfilato dalla ginocchiata di Zuniga e con il capitano Thiago Silva fuori per un giallo di troppo. Due assenze che pesano, specie se davanti hai la Germania dalle cento razze e dalle altrettante risorse, messa in campo benissimo dall'ombroso Joachim Loew che lascia ancora fuori il genietto latitante Goetze. A sorpresa anche Felipao Scolari rimescola le sue pedine stanche e getta nella mischia dal primo minuto il genius loci, si fa per dire, di Belo Horizonte, il 22enne Bernard. Il Brasile a trazione posteriore punta tutto sulla bandiera David Luiz che in postazione centrale viene affiancato dal “debuttante” Dante, il più festeggiato da Muller e da tutti i suoi soci del Bayern Monaco. Baci e abbracci nel tunnel degli spogliatoi, ma alla prima occasione – 11' minuto - l'amico ritrovato Muller non perdona lo svarione difensivo verdeoro (David Luiz questa volta sfarfalla di brutto) e insacca il suo quinto gol in sei partite.
 
La Torcida inghiotte il boccone avvelenato e prova a spingere la Seleçao alla ricerca dell'utopico pari. David Luiz prova a farsi perdonare con discese ardite e imperiose a tagliare il campo in verticale, ma predica nel deserto. Hulk e Fernandinho annaspano a centrocampo, ben controllati dalla diga tedesca. Muller gioca alla “Di Stefano” - lieve sia la terra alla grande anima argentina – a tutto campo e per precauzione torna anche a chiudere le sterili folate offensive brasiliane che si esauriscono subito. La Germania fa sfogare il piccolo Brasile e poi colpisce ancora con il solito “Mito” Klose che al 22' allunga la sua striscia record, 16 reti segnate in quattro edizioni mondiali disputate. La Seleçao è in ginocchio e la Torcida piange già, quando in due minuti Kroos piazza una doppietta micidiale che manda definitivamente al tappeto un Brasile imbarazzante.
 
 Un secondo “maracanazo” a Belo Horizonte, con 5° gol prima dello scoccare della mezz'ora, questa volta a firma di Khedira salito fino all'area del povero ex eroe nazionale Julio Cesar. Fine del presunto “jogo bonito”. Che la Germania fosse superiore, e non solo sulla carta, si sapeva ma lamanita teutonica in 29 minuti, con Neuer spettatore in ciabatte inoperoso a guardia della sua porta, è un altro record per la Germania che dopo la quarta semifinale di fila centra la meritata finalissima. Nella ripresa la Germania al piccolo trotto piazza un settebello con la doppietta dell'eclettico Schurrle. E' una lenta e inaccettabile agonia della Seleçao interrotta soltanto al 90' dal gol della bandiera di Oscar. Un kleenex che non placa e non consola uno stadio diventato una valle di lacrime.
I 200 milioni di brasiliani pietrificati davanti alla tv sognavano un 13 luglio con il Maracanà tutto imbandierato a festa con O Ney Neymar che alzava al cielo il sesto titolo iridato. Sarebbe stato il degno epilogo di una festa creata e goduta fino in fondo dal Paese ospitante che ha sprecato energie e miliardi di dollari per la kermesse mondiale. Ma così non sarà. Fine del sogno e inizio di un incubo brasilero (tra scontri nella notte a Rio e San Paolo), con tanto di processo per direttissima alle scelte azzardate e integraliste fatte dal ct Felipao: a cominciare dall'evanescente Fred, fischiato da Copacabana fino a Belo Horizonte. Sarà invece la corazzata Germania, d'acciaio morbido, potente e leggiadra al tempo stesso, a presentarsi sotto i riflettori del Maracanà il 13 luglio. La selezione di Loew lo farà dopo un percorso nettissimo: 5 vittorie su sei gare disputate (unico pari, 2-2 con il Ghana), 15 gol realizzati e appena 3 subiti. Numeri pesanti da consegnare come biglietto da visita all'Argentina o all'Olanda che stasera a San Paolo proveranno a raggiungere la Germania per l'atto finale di Rio de Janeiro. Ma sarà finalissima tra le due principesse d'Europa, o l'Argentina di Messi potrà giocarsi la “rivincita” di Italia '90 (vittoria della Germania nella finale di Roma contro la Seleccion di Diego Maradona)e mantenere ancora alto l'onore del calcio sudamericano? Prima della mezzanotte di oggi tutto il mondo saprà.
 
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