Le associazioni e gli enti del Terzo settore salutano con favore la riforma quanto meno perché, dopo anni di stallo legislativo, si rimette al centro dell’attenzione un settore così importante per il Paese. Ma chiedono al governo di favorire il volontariato senza mettere altri paletti.«Siamo convinti che questa riforma – dice Pietro Barbieri, portavoce del Forum del Terzo Settore – debba essere portata avanti perché sono almeno due decenni che attendiamo riconoscimenti». Ma occorrerà fare attenzione a «due questioni centrali: la prima è che dobbiamo avere uno spazio normativo che non limiti ma piuttosto aumenti la capacità dei cittadini attivi di impegnarsi per le aree di disagio, di difficoltà. Tutto ciò che pone paletti alla grande partecipazione, di circa cinque milioni di volontari, è un limite». Sul fronte della finanza etica, Banca Popolare Etica, nata 15 anni fa proprio per il sostegno finanziario al Non profit, «plaude al fatto che l’esecutivo abbia predisposto le linee guida aprendo il testo alle proposte migliorative e integrative degli addetti ai lavori e dei cittadini interessati». La banca propone in particolare al governo «l’adozione di un regime fiscale incentivante per i prodotti finanziari che veicolano il risparmio privato verso progetti di interesse collettivo».«Prima di esprimere una valutazione definitiva attendiamo di leggere ed esaminare il testo definitivo uscito dal Consiglio dei ministri», dice invece Giuseppe Guerini, portavoce dell’Alleanza Cooperative Sociali e presidente di Federsolidarietà Confcooperative. «Abbiamo accolto, fin dagli inizi, con soddisfazione la presentazione delle linee guida di riforma del terzo settore annunciate dal premier per il ruolo che assegna alle cooperative sociali sulla capacità di creare crescita e occupazione».