venerdì 12 dicembre 2014
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Trentacinquemila euro al giorno, 12,7 milioni all’anno. È quanto incassa la cooperativa 'Eriches 29' di Salvatore Buzzi per gestire i centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo. Davvero, come diceva il braccio destro di Massimo Carminati, «tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno...». Forse esagera ma certamente le cifre che girano sono alte e, soprattutto, concentrate in poche mani. A Roma praticamente in due mani, la 'Eriches 29' e il gruppo di 'Domus Caritatis' e 'Casa della solidarietà', che secondo le intercettazioni e le analisi della procura di Roma era in stretto contatto con quello di Buzzi, Odevaine e Carminati.  Tra tutti e due, come risulta dai dati ufficiali del ministero dell’Interno che  Avvenire è in grado di pubblicare, si raggiunge ben il 73,7% degli ospiti degli Sprar romani, in tutto 2.773 persone su 3.766. Eriches, alla data della fine di settembre, ne aveva 712 in dieci centri, il secondo gruppo ne aveva 2.061 in 24 centri. E va sottolineato che a Roma i centri, soprattutto piccoli, sono 59. Ma nell’attività dei due gruppi maggiori si devono poi aggiungere i Cas, i centri straordinari aperti dalle Prefetture per affrontare le emergenze, aperti con l’emergenza Nordafrica e poi rimasti. Anche qui sembra un oligopolio. 'Eriches 29' ha un solo centro ma con 374 migranti su una capienza di 300. Il gruppo Domus Caritatis e Cds ne ha quattro tra Roma (due), Tivoli e Nettuno, con 738 persone. In tutto 1.112 ospiti sul totale di 2.533 di tutto il Lazio. La cooperativa di Buzzi ha anche in gestione un centro per minori stranieri non accompagnati (Misna) sempre a Roma, con attualmente 48 ospiti: il dato si trova sul sito della Eriches che si apre col comunicato che riporta i nomi del nuovo consiglio di amministrazione nominato su indicazione dell’Autorità giudiziaria.  Questi i numeri dei migranti ospitati. Ma come si arriva agli incassi? Anche le cifre giornaliere sono note. Gli Sprar a Roma sono finanziati con 35 euro al giorno a persona (28 a carico del ministero dell’Interno e 7 a carico dell’associazione o cooperativa che gestisce il centro), tranne il centro Enea, gestito dalla 'Casa della solidarietà', che invece riceve totalmente dal Viminale i 35 euro giornalieri. I centri aperti dalle Prefetture (i Cas) vengono pagati 30 euro più Iva, sempre al giorno e a persona. Molto più alta la cifra per i Misna, i centri per minori non accompagnati: si può arrivare anche a 70-90 euro al giorno, e questo spiega perché Buzzi ne parla in varie intercettazioni. Queste le cifre che si incassano e con le quali si dovrebbero coprire tutte le spese dell’ospitalità ma, ci spiega il coordinatore di un piccolo centro, «nelle grandi strutture si riesce a fare tagli fino al 50%, soprattutto sul personale, dalla scuola all’ufficio legale, ma anche sui pasti. Basta affidarsi a catering esterni e si può pagare anche solo 2 euro al giorno, ma ovviamente fa schifo». Che questo accada lo dimostra, ad esempio, il fatto che ospiti di alcuni centri vanno a scuola in altri. O, addirittura, in scuole esterne. Ma non c’è solo la concentrazione in pochi gruppi a Roma a preoccupare. Scorrendo i dati nazionali del Viminale ci si accorge da un lato della quantità enorme di centri ma anche di tipologie molto sospette. Non ci sono, infatti, solo cooperative ma moltissimi alberghi, residence, agriturismi, B&B, baby club, centri sportivi. Inoltre scorrendo le pagine del tabulato del ministero appare una notevole approssimazione. Per molte regioni, infatti, si trovano solo gli indirizzi senza alcuna specificazione su chi sia il gestore e la tipologia della struttura. E addirittura non sono pochi i casi per i quali compare la dicitura «varie strutture», in pratica nessuna informazione. E non si tratta di piccoli centri. La troviamo, infatti, per Napoli, Caserta, Avellino, Viterbo, Imperia, La Spezia, Savona, per tutte le province lombarde ed emiliane, e ancora Ascoli Piceno, Ancona, molte province piemontesi e toscane, Cagliari, Oristano, Terni, e tutte le province venete. E la chiarezza sarebbe assolutamente necessaria visto che in tutti i centri italiani (il numero ovviamente non si riesce a sapere) si trovavano alla fine di settembre 32.817 persone, la cui gestione costa quasi un milione di euro al giorno.
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