Un attacco durissimo ad uno dei settori trainanti dell'economia tunisina, il turismo. Proprio ieri il ministro del del Turismo tunisiono, Selma Ellouni Rekik, aveva lanciato un appello ai potenziali visitatori, preoccupati per la vicinanza con la Libia, "è un Paese sicuro che
può essere visitato tranquillamente". Smentendo notizie allarmistiche e falsi video circolati sul web circa presunti rischi legati al
terrorismo islamic il ministro aveva spiegato che "certamente la situazione in Libia non ci aiuta, come avviene sempre
quando ci sono problemi in paesi vicini, ma le nostre frontiere
sono assolutamente impermeabili a qualunque tentativo di
infiltrazione. Non c'è nessun problema di sicurezza in Tunisia,
è tutto sotto controllo". Posizione smentita dall'attacco di oggi che ha colto di sorpresa gli osservatori internazionali. Del resto anche i dati sui flussi dei visitatori confermavano la ripresa degli arrivi dall'Italia: dopo il boom del 2009 con 383 mila presenze e il crollo del 2011 con 120 mila, il mercato ha registrato una costante risalita fino ai 252 mila turisti
italiani registrati nel 2014. "Contiamo di migliorare
ulteriormente - sosteneva ieri il ministro -. Non siamo
ottimisti né pessimisti, siamo soltanto determinati".
Nel paese però l'allerta era già massima: presenza massiccia di militari e forze dell'ordine, ma
anche di giovani che affollano i locali della Capitale e che
sono stati i veri protagonisti della rivoluzione del Gelsomino,
culminata nel gennaio 2011 con la caduta di Ben Alì. Con il varo
della nuova Costituzione, le prime elezioni democratiche e la
nascita di un governo di coalizione che intende guidare il paese
per i prossimi cinque anni, la Tunisia è oggi uno dei paesi
politicamente più stabili del Nord Africa. "Il nostro messaggio
- sottolineava appunto il ministro - riguarda non solo il turismo ma
anche l'economia: dobbiamo dare fiducia agli imprenditori
stranieri che vogliono investire in Tunisia".
Di questo "nuovo corso" Selma Ellouna Rekik è in un certo
senso uno dei simboli: manager di successo nel settore
Agroalimentare, alla guida del ministero del Lavoro e della
Formazione professionale prima di approdare al Turismo, è una
delle otto donne nel governo guidato da Habib Essid. "Le donne
in Tunisia - sottolinea - hanno avuto un ruolo importante sia
prima sia dopo la rivoluzione, come dimostra lo Statuto che
sanciva l'eguaglianza con gli uomini promulgato da Bourghiba già
nel '56. E oggi in Parlamento le donne sono il 33%".
Circa il rilancio del turismo in Tunisia la ministra aveva le
idee chiare: la sua parola d'ordine è diversificare l'offerta.
"Fino ad ora - spiega - l'80% del nostro mercato era rivolto al
turismo balneare. Adesso vogliamo puntare anche su altri settori
come il turismo culturale, valorizzando i nostri siti
archeologici come Cartagine, El Jam o il Museo del Bardo dove è
custodita la più ricca collezione di mosaici romani del mondo (quello dove oggi si è verificato l'agguato dei terroristi);
vogliamo promuovere il golf e la talassoterapia, in cui siamo i
secondi al mondo dopo la Francia, o ancora siamo intenzionati a
sviluppare il turismo sahariano nelle aree interne del Paese".
Per raggiungere questi obiettivi la ministra indicava anche alcune
parole d'ordine: "Migliorare la qualità; potenziare il trasporto
aereo e marittimo; aumentare l'offerta turistica".
Un appuntamento importante è rappresentato anche da Expo
2015. "Il 27 maggio - annuncia - ci sarà la Giornata della
Tunisia, con la presenza a Milano dei vertici istituzionali e
politici del Paese. Sarà l'occasione per presentare non solo i
nostri prodotti gastronomici, ma anche la nostra offerta
turistica".
Del resto anche i dati sui flussi dei visitatori confermano
la ripresa degli arrivi dall'Italia: dopo il boom del 2009 con
383 mila presenze e il crollo del 2011 con 120 mila, il mercato
ha registrato una costante risalita fino ai 252 mila turisti
italiani registrati nel 2014. "Contiamo di migliorare
ulteriormente - conclude Selma Elloune Rekik -. Non siamo
ottimisti né pessimisti, siamo soltanto determinati".