Imu, una tassa iniqua per il non profit che ne sta mettendo a rischio l’esistenza. Il problema non era dunque garantire chissà quali privilegi alla Chiesa cattolica, come questo giornale ha sempre sostenuto, ma non penalizzare un mondo ormai strategico nella gestione del welfare locale e dell’inclusione sociale per evitare di danneggiare le fasce deboli della popolazione e intaccare i livelli occupazionali. A partire dalla protesta dell’Arci ieri a Firenze anche Pietro Barbieri, 46 anni, presidente della Fish e nuovo portavoce del Forum del terzo settore, assicura che la richiesta di esentare il settore non lucrativo dal pagamento dell’Imu sarà un cardine del documento per le elezioni che l’organismo sta per approvare.
Barbieri, i fatti di Firenze dimostrano dunque che l’Imu non è un problema che riguarda solo le strutture ecclesiali. Che ne pensa il Forum del terzo settore?Che l’Imu applicata al settore non profit è una tassa iniqua che mette a rischio l’attività dell’associazionismo di promozione sociale, del volontariato e della cooperazione sociale. È da tempo la netta posizione del Forum, confermata anche dall’ultima assemblea, una preoccupazione che ribadiremo al più presto in un documento in vista delle prossime elezioni. La protesta dell’Arci dimostra che l’Imu sta soffocando tutto il settore senza scopo di lucro, questo deve essere chiaro alle forze politiche. Si tratta di un settore strategico per il Paese perché per una scelta politica precisa gestisce il welfare locale in convenzione con i comuni e, grazie al volontariato e alla cooperazione, assicura l’inclusione sociale. Eppure viene spesso penalizzato dalla politica e dai governi con un atteggiamento schizofrenico.
Come lo spiega? Non voglio attaccare una forza politica in particolare. Prenda, però, la vicenda del cinque per mille. Non si può sostenere che è un cardine per lo sviluppo del nostro settore e della sussidiarietà quando si è all’opposizione e invece quando si governa ostacolarne la regolare erogazione. E non è l’unica vicenda che dimostra la scarsa cultura dalla nostra classe politica in tema di non profit.
A cosa allude?All’altra vicenda che, con quella dell’Imu, rischia di affossare il terzo settore, ovvero l’aumento dell’Iva inizialmente previsto dal disegno di legge di stabilità per il 2013, che prevedeva l’innalzamento dal 4 al 10% dell’Iva sui servizi socio-sanitari erogati dalle cooperative sociali. Sembrava importante solo evitare una sanzione dall’Ue che riteneva l’agevolazione fiscale un aiuto pubblico, mentre sono passati in secondo piano gli effetti dell’innalzamento. Sarebbe stato infatti un colpo durissimo non solo per le cooperative sociali, ma soprattutto per le fasce vulnerabili della cittadinanza, perché avrebbe portato a una drastica diminuzione dei servizi per anziani, disabili, tossicodipendenti, malati di Aids e minori disagiati.
Se ne riparlerà tra un anno, l’Iva intanto è rimasta inalterata.Ma nessuno dei nostri politici si è preso la briga di difendere le nostre coop a Bruxelles, spiegando alla Commissione europea che in Italia abbiamo un modello di successo che molti ci vorrebbero copiare, che la cooperazione sociale ha resistito alla crisi, che impiega categorie svantaggiate, è un pilastro del welfare e non ha l’obiettivo di fare utili.
Cosa serve al terzo settore per fare il salto di qualità?Accanto ai vantaggi fiscali ci serve un organismo indipendente di garanzia per certificare chi è non profit.
Quindi chiederete al nuovo governo di ripristinare l’Agenzia per il terzo settore?Pensiamo a qualcosa di diverso. Ripeto, pensiamo ad un’agenzia completamente indipendente. Nella governance devono essere rappresentati gli enti locali. Senza il coinvolgimento di chi governa i territori non è infatti possibile oggi progettare un autentico sviluppo del terzo settore.
Lei si è impegnato a far cambiare idea alle Misericordie che hanno lasciato il Forum del terzo settore. Avete avuto contatti?Da quando sono stato eletto portavoce c’è un dialogo costante con il presidente Roberto Trucchi cui ho assicurato che il Forum non è gestito da un’elite. E soprattutto con lui c’è fiducia reciproca.