Sciopero, manifestazioni e blocchi
stradali da parte dei lavoratori dello stabilimento
Indesit-Whirlpool di Carinaro, in provincia di Caserta dopo
l'annuncio della chiusura del sito produttivo fatto ieri
dall'azienda. I lavoratori, da due giorni, hanno abbandonato la
fabbrica che, secondo quanto si è appreso, è attualmente deserta.
I dipendenti hanno allestito una tenda e un presidio che sarà
attivo 24 ore su 24 nei pressi dei cancelli della fabbrica che
produce elettrodomestici. Una mobilitazione che sarà permanente
qualora dalla multinazionale non ci sarà una rivisitazione del
piano industriale.
Circa 400 persone hanno bloccato il deposito merci della
fabbrica e paralizzando
il traffico veicolare della superstrada
Giugliano-Marcianise-Caserta che costeggia la fabbrica. Il blocco
proseguirà almeno fino alla tarda mattinata quando è stato
convocato a Carinaro un consiglio provinciale aperto per
discutere della questione. Alle 15.30, inoltre, il presidente
della Regione Campania Stefano Caldoro ha convocato a Palazzo
Santa Lucia a Napoli i vertici sindacali regionali. Lunedì 20 dovrebbe tenersi un incontro a
Roma tra l'azienda e i rappresentanti sindacali nazionali.
Gli esuberi salvono a 1335. Whirlpool punta 500 milioni di
investimenti sul piano in Italia per l'integrazione con Indesit
Company, acquisita a ottobre 2014. Un piano di crescita della
produzione ma il prezzo è alto:
chiudono la fabbrica di Carinaro
(Caserta) ed il centro di ricerca di None (Torino), e gli
esuberi salgono a 1.335, 395 in più rispetto ai 940 del "piano
Italia" della vecchia Indesit su cui si era faticosamente
raggiunto un accordo con i sindacati al tavolo con il governo.
È dura la reazione del ministero dello Sviluppo che esprime
la "forte contrarietà" del governo "per gli aspetti legati agli
impatti occupazionali". Così come è netta la reazione dei
sindacati dei metalmeccanici, dalla Uilm alla Fim-Cisl ed alla
Fiom-Cgil che da Fabriano sottolinea: "Questa è l'operazione
fantastica di cui parlava Renzi?".
Una domanda a cui Palazzo Chigi replica sottolineando come
questa decisione sia "un fulmine a ciel sereno" attivandosi
subito "per affrontare la situazione nelle prossime ore".
L'allarme è soprattutto per gli esuberi "strutturali" per la
chiusura degli impianti: 815 a Carinaro, 80 a None.
È netto
il cambio di rotta sulla strategia per il rilancio
del polo di Fabriano, il nucleo storico dell'impero degli
elettrodomestici che era della famiglia Merloni: il piano
Indesit puntava sul rilancio della fabbrica di Albacina, con
l'avvio degli investimenti sancito lo scorso giugno alla
presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Whirlpool
punta a farne "il più grande stabilimento in Europa per la
produzione di piani cottura" chiudendo Albacina e concentrando
la produzione sul vicino stabilimento di Melano. È
forte
l'allarme sul territorio, dal governatore delle Marche Gian
Mario Spacca ("il piano non è accettabile") al sindaco di Fabriano,
Giancarlo Sagramola, e al
vescovo, monsignor Giancarlo
Vecerrica, che sono stati al presidio degli operai che ad
Albacina ieri hanno bloccato la provinciale 256. Ma l'azienda
rassicura: produzione e occupazione di Albacina si trasferiranno
di 8 chilometri a Melano, con un impatto del piano sul polo che
è limitato "a 30 esuberi in più" considerati "di transizione".
Il polo Whirlpool di Cassinetta (Varese) è destinato a
diventare il "più grande polo europeo dei prodotti in incasso",
con
280 operai in più. E l'Italia "sarà il principale centro di
eccellenza della ricerca e sviluppo" del gruppo "con oltre il
70% della spesa totale Emea", Europa, Medio Oriente e Africa.
La chiusura di Carinaro (che porterà ad un tavolo di confronto
specifico sulla Campania) "è la più dolorosa del piano" ma è
salvo lo stabilimento di Napoli: "Non era una scelta scontata -
spiegano i vertici della Whirlpool -. Ci siamo mossi in modo da non lasciare
nessuna delle Regioni in cui Whirlpool o Indesit sono presenti".