mercoledì 4 aprile 2012
Il leader: «Denuncerò chi ha usato soldi del movimento per casa mia». Indagano tre procure. Nel decreto di perquisizione dei magistrati milanesi si parla di «elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuta nella più completa opacità fin dal 2004».
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A vrebbe agevolato la ’ndrangheta; truffato lo Stato distraendo almeno 18 milioni di finanziamento pubblico destinato al partito; riciclato altri fondi in paradisi fiscali. E poi, con quei soldi, avrebbe pagato la ristrutturazione della villa di Umberto Bossi e viaggi, e alberghi e cene per i figli del senatur e l’ex vicepresidente del Senato Rosy Mauro. Ci sono tre procure che accusano il tesoriere leghista Francesco Belsito per truffa ai danni dello Stato, appropriazione indebita aggravata e riciclaggio, in un’inchiesta coordinata dai pm di Milano, Napoli e Reggio Calabria.«Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa», replica, ammettendo in qualche modo, il senatur a tarda sera, con una frase destinata ad essere accostato al ben noto "a mia insaputa" di Claudio Scajola. L’indagine ieri ha visto carabinieri e Guardia di Finanza perquisire il quartier generale della Lega a Milano ed altre sedi di organizzazioni emanate dal Carroccio. Nel decreto di perquisizione dei magistrati milanesi si parla di «elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuta nella più completa opacità fin dal 2004 e comunque sin da quando Belsito ha cominciato a ricoprire l’incarico di tesoriere». Secondo i pm, questi «ha alimentato la cassa con denaro non contabilizzato e ha effettuato pagamenti e impieghi anch’essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero». Tra le spese ci sono anche i «costi della famiglia, intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord». Tra queste, secondo quanto risulterebbe ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, lavori di manutenzione della villa di Gemonio nella quale risiedono i Bossi. In gran parte si tratta di «esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione, in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo».Più gravi le accuse dei magistrati antimafia di Reggio Calabria, dove Belsito è indagato in concorso con altri per «aver agevolato» la ’ndrangheta e in particolare la «cosca De Stefano, riciclando somme di denaro di rilevante importo trasferite all’estero, Cipro e Tanzania». Anche la procura di Napoli procede per un filone d’indagine che riguarda il riciclaggio, poiché l’attività di Belsito si intreccerebbe con quella dell’imprenditore veneto Stefano Bonet, titolare di un gruppo specializzato in investimenti a Cipro, dove risiede. L’uomo d’affari è indagato anche a Reggio, dove viene accusato di aver fatto leva su «un gruppo riconducibile a Francesco Belsito per accaparrarsi commesse di Fincantieri e Grandi navi veloci».Un filone a parte riguarda la Siram, una multinazionale attiva nel campo dell’energia. L’azienda avrebbe usufruito di un credito di imposta nella misura del 40% di costi che ha sostenuto nel settore della ricerca e dello sviluppo. Un’agevolazione che potrebbe essere stata favorita dai buoni rapporti di Bonet e Paolo Scala, considerato il promotore finanziario di fiducia del gruppo Bonet, con Belsito.A Milano si procede inoltre per truffa aggravata ai danni dello Stato a carico di Belsito con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali», e per Belsito e Bonet con riferimento a «un’erogazione concessa dallo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram (che si occupa di servizi energetici, ndr), con sede a Milano».Secondo gli inquirenti milanesi, però, «non si tratta di un nuovo caso Lusi», in riferimento al tesoriere della Margherita. La Lega, al momento, sarebbe parte offesa per quanto riguarda l’appropriazione indebita, ma relativamente alla truffa potrebbero in futuro evidenziarsi responsabilità del Carroccio.Quanto alla truffa i magistrati stanno svolgendo accertamenti su 18 milioni di euro che la Lega ha ottenuto come rimborsi elettorali nell’agosto scorso e sospettano che con la presentazione dei presunti rendiconti falsati ci possa essere stato un raggiro dei presidenti di Camera e Senato, chiamati di norma a sospendere le erogazioni con la presentazione di rendiconti irregolari.Un certo nervosimo davanti ai cronisti lo ha malcelato proprio Belsito. Prima di decidere per le dimissioni l’ormai ex cassiere lumbard è tornato sui fondi finiti all’estero. «Sono rientrati dalla Tanzania più di due mesi fa. Sono stati restituiti alla Lega Nord – ha assicurato – perché dopo la bagarre strumentale che i giornali hanno fatto nei mesi scorsi abbiamo ritenuto opportuno disinvestire». Spiegazioni che ai magistrati non sono bastate.
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