Otto extracomunitari, tra cui un
minorenne, sono stati arrestati da Polizia di Stato e Guardia di
finanza di Catania perché ritenuti gli scafisti del barcone con
312 migranti e 49 cadaveri soccorso dal pattugliatore della
Marina Militare Cigala Fulgosi nel Canale di Sicilia.
I fermati sono accusati di
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio
volontario plurimo. I presunti scafisti sono il comandante del
barcone e i componenti dell'equipaggio. Secondo quanto accertato
questi ultimi si occupavano delle distribuzione dell'acqua,
della disposizione dei profughi e, in considerazione
dell'elevato numero di persone, del mantenimento dell'ordine a
bordo che veniva esercitato con violenza con pugni, calci,
bastoni e cinghie nei confronti soprattutto di quei migranti che
cercavano di salire dalla stiva in cui erano ammassati e nella
quale sono morti verosimilmente a causa della mancanza di aria e
delle esalazioni dei gasi di scarico.
I particolari dell'operazione sono stati resi noti durante
una incontro con i giornalisti al quale hanno preso parte,tra
gli altri, il procuratore della Repubblica facente funzione
Michelangelo Patanè e il questore Marcello Cardona.
Il racconto dei superstiti: presi a bastonate. Nella stiva si soffocava, ma chi tentava di uscire veniva ricacciato sotto dagli scafisti a calci e pugni, e i più ribelli venivano colpiti a bastonate e cinghiate. Così, segregati con la violenza in uno spazio angusto trasformato dai vapori del motori in una camera a gas, sono morti 49 immigrati il giorno di ferragosto. È lo scenario che emerge da un'indagine lampo della polizia di Stato e della Guardia di finanza. Gli aguzzini sono stati individuati in base alle testimonianze dei progughi sopravvissuti, tra i quale anche familiari delle vittime. Le persone che hanno trovato la morte nella stiva avevano pagato un prezzo inferiore accettando di viaggiare sotto coperta, in una sistemazione a buon mercato ma fatale già indiverse altre occasioni.
Otto arrresti, tutti giovanissimi. Tra gli otto fermati a conclusione delle indatini coordinate dal procuratore facente funzioni di Catania, Patanè, vi è anche un siriano di 17 anni. Anche gli altri sette sono quasi tutti giovanissimi, poco più che maggiorenni. Si tratta dei libici Tarek Jomaa Laamami, 19 anni, Mohamed Assayd, Alì Farah Ahmad, e Abd Arahman Abd Al Monssif, tutti e tre di 18 anni e dei marocchini Ayooub Harboob, 20 anni, Mustapha Saaid, 23 anni e Isham Beddat, 30 anni. Devono rispondere di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di omicidio volontario plurimo. Costituivano l'equipaggio del barcone su cui erano state imbarcate dai trafficanti in totale 362 persone. Il marocchino Ayooub Harboob, secondo quanto emerso, fungeva da comandante. I sette fermati maggiorenni sono stati trafseriti nel carcere catanese di Piazza Lanza, mentre il minorenne è stato affidato a un centro di prima accoglienza.
Intanto proseguono senza sosta gli sbarchi
. La Capitaneria di porto di
Reggio Calabria ha salvato 113 migranti di nazionalità irachena
mentre erano a bordo di un barcone in legno al largo della costa
reggina. L'imbarcazione era in difficoltà a causa delle pessime
condizioni del mare. L'allarme è scattato quando un aereo
dell'Agenzia Frontex ha avvistato l'unità a circa 110 miglia a
sud-est di Capo Spartivento. Sul posto sono intervenute
motovedette della Capitaneria di porto di Roccella Ionica e
Crotone.
Almeno cinque migranti sono morti
annegati stanotte mentre cercavano di raggiungere la Grecia
dalla Turchia. Lo riferiscono media locali, citando fonti della
guardia costiera turca. Il barcone su cui viaggiavano per
cercare di raggiungere Kos è affondato nei pressi di Akyarlar,
al largo di Bodrum. A bordo c'erano 29 persone di nazionalità
siriana, tra cui anche alcuni minori. Gli altri migranti sono
stati salvati dall'intervento della guardia costiera turca e
trasportati in ospedale. Kos si trova a soli 4 km dalla costa
turca.