Amareggiato. Preoccupato. Nient’affatto sorpreso: «Lo abbiamo sempre scritto agli organi competenti, molte situazioni vedevamo non andavano».
Amedeo Cicala è il sindaco di Viggiano: tremiladuecento abitanti, a due passi dal Centro Olio dell’Eni finito nella bufera giudiziaria per la maxi inchiesta che sta conducendo la Procura di Potenza con la Dda. Cosa prova, sindaco, leggendo le carte dell’inchiesta, le telefonate e gli sms tra dirigenti e funzionari del Centro? Rabbia. Prima che da sindaco, come cittadino.
È preoccupato per i suoi figli? Sono molto preoccupato. Anzi, la preoccupazione di tutta la nostra comunità si basa proprio sulle future generazioni e su quello che siamo in grado di lasciare loro.
Lei dice che sapevate qualcosa non andasse... Speravo di aver torto con tutti gli allarmi lanciati negli anni scorsi. Sembra invece, fermo restando che la magistratura farà il suo corso, che si stiano verificando situazioni poco piacevoli.
Per esempio? Soprattutto, stando alle intercettazioni e se poi tutto verrà confermato, la superficialità o comunque voler anteporre l’interesse economico, quello occupazionale e quello per tutti i soldi che girano intorno all’indotto del Centro Olio, volerli anteporre alla salute dei bambini e dell’intera Val d’Agri.
Se questo effettivamente venisse confermato dall’inchiesta? Farebbe tanta rabbia. E male.
Quali problemi, secondo lei, sono i più grandi? È tutta una serie di cose. Anche gli stessi 'sfiaccolamenti', che loro chiamano incidenti, io li ho chiamati sempre anomalie. Noi l’abbiamo sempre detto, è il momento di vedere cosa in effetti si può fare e cosa non si può fare. E questo non lo affermo oggi che c’è l’inchiesta, ma da assai prima.
Da quando, sindaco? Lo scorso novembre lo chiamai 'novembre nero' perché ci furono una serie di anomalie e incidenti che riguardarono il Centro Oli. Già alla fine di novembre feci richiesta di un presidio, di un monitoraggio continuo che controllasse tutto quel che accade intorno al Centro e potesse intervenire all’istante. E devo dire la verità, sia l’Arpab che la Regione mi rassicurarono che sarebbe partita una cosa del genere.
È partita? No. Ho scritto una lettera alle istituzioni regionali proprio un mesetto fa, lanciando un grido di allarme sulla priorità della situazione ambientale in Val d’Agri, perché un conto è fare qualcosa in un anno, altro è farla in cinque, quando magari i danni sono irreparabili. La Regione non mi aveva detto di no, per carità, ma essendo già passati alcuni mesi cercavo di sollecitarla, perché sappiamo tutti che in politica fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare...