I vescovi europei chiedono ai Paesi del Vecchio Continente di non chiudere le porte a profughi, rifugiati e immigrati. E all’Onu di fermare la violenza e di costruire condizioni di sviluppo nelle nazioni più povere. Assicurano inoltre la fedeltà alle indicazioni del Papa e si impegnano a moltiplicare i loro sforzi per l’accoglienza. È l’appello che giunge da Gerusalemme al termine dell’Assemblea che ha portato per cinque giorni in Terra Santa i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Nel Messaggio diffuso ieri il tema delle migrazioni occupa sicuramente il posto centrale. Ma famiglia, condanna dell’ideologia del gender, difesa dei cristiani perseguitati e auspicio di pace in Medio Oriente, Africa e Ucraina sono anche ben presenti nel testo. Poiché «la disperazione non ha confini », scrivono i vescovi, «la situazione richiede dai singoli Stati molta attenzione al fine di rispondere tempestivamente alle necessità di aiuto immediato e di accoglienza di persone disperate a causa di guerra, persecuzione, miseria ». Non un’accoglienza disordinata, però, quanto piuttosto «una integrazione rispettosa e collaborativa per chi ha veramente bisogno », nel quadro del mantenimento dell’ordine pubblico e della garanzia di giustizia. Il Ccee ribadisce la disponibilità a collaborare con gli Stati secondo le indicazioni del Papa. «Le molte esperienze già in atto incoraggiano a proseguire e a intensificare ogni sforzo». Nei confronti dell’Onu, poi, viene espresso l’auspicio che le Nazioni Unite «prendano in decisa considerazione la situazione e giungano a efficaci soluzioni non solo rispetto alla prima accoglienza ma anche ai Paesi di provenienza dei migranti, adottando misure adeguate per fermare la violenza e costruire la pace e lo sviluppo di tutti i popoli». «La pace in Medio Oriente e nel Nord Africa – si legge nel testo – è vitale per l’Europa, così come è decisivo che si arrivi al più presto ad una vera pace nel continente stesso, a cominciare dall’Ucraina ». E proprio in riferimento al Medio Oriente i vescovi ricordano che «dialogo e sviluppo sono il vero nome della pace ». Rispetto della libertà religiosa, vicinanza alle comunità cristiane perseguitate e importanza della presenza dei cristiani vengono ampiamente ribaditi. Per questo il Messaggio esprime «solidarietà ai pastori di Terra Santa» in questo momento impegnati nella difficile vertenza sulla scuola cattolica e auspica che «la delicata situazione nella zona di Cremisan (dove gli israeliani stanno costruendo il muro di divisione nei territori palestinesi, ndr) trovi una soluzione rispettosa dei diritti delle famiglie, delle loro proprietà, e delle due comunità religiose». La famiglia, scrivono i vescovi in un altro passaggio dell’appello, è solo quella formata da papà, mamma e figli. «Non si vede perché realtà diverse di convivenza debbano essere trattate nello stesso modo». Il Ccee ribadisce inoltre l’impossibilità di accettare la «teoria del gender perché essa è espressione di una antropologia contraria alla vera e autentica valorizzazione della persona umana». Allo stesso tempo «particolare preoccupazione desta il calo demografico che si registra in quasi tutti i Paesi europei». Prima di concludere la loro Assemblea in Terra Santa, i vescovi si erano recati di buon mattino al Santo Sepolcro per celebrarvi l’Eucaristia e quindi dal presidente israeliano Reuven Rivlin, che li ha ricevuti nel palazzo presidenziale. Il cardinale presidente del Ccee, Peter Erdo, nel saluto a nome di tutti, dopo aver lodato «la modernità dello Stato di Israele e del suo popolo» e aver sottolineato che «gli ideali tradizionali dell’eredità culturale giudaico-cristiana sono ancora rilevanti e preziosi per tutta l’umanità oggi», ha ricordato le persecuzioni ai danni dei cristiani e infine sottolineato «le preoccupazioni di coloro che vivono in Terra Santa». «Speriamo – ha auspicato – che lei possa trovare appropriate soluzioni a questi problemi, specialmente nel campo dell’educazione». Chiaro il riferimento alla questione del taglio dei finanziamenti alle scuole cattoliche, richiamato come detto anche nel Messaggio, e che ha innescato lo sciopero a oltranza degli istituti pena-lizzati, in attesa di una svolta risolutiva attesa a breve. «Il presidente mi ha detto che farà il possibile per risolvere il problema », ha chiosato alla fine il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Rivlin però nel discorso non ha fatto accenno alla questione, ma ha ribadito l’impegno a combattere il terrorismo e il fondamentalismo religioso e ha assicurato che Israele farà ogni sforzo possibile per mettere fine quanto prima agli attacchi dei nazionalisti ebrei contro le comunità cristiane. Secondo il nunzio apostolico in Terra Santa, monsignor Giuseppe Lazzarotto, l’assemblea del Ccee «è un esempio di dialogo e comunione che farà bene anche ai cristiani locali».