San Giovanni XXIIII “papa della docilità allo Spirito” e san Giovanni Paolo II “papa della famiglia”, due Pontefici che “hanno contribuito in
maniera indelebile alla causa dello sviluppo dei popoli e della pace”. Così Papa Francesco
ha indicato alla Chiesa e al mondo la figura dei due suoi predecessori che oggi
ha canonizzato. Lo ha fatto, rispettivamente, in una omelia che anche in questa
celebrazione particolarmente solenne - come in quelle feriali a Santa Marta -
ha preso spunto dalle Letture del giorno, e nel saluto che ha preceduto la
preghiera mariana del Regina Coeli, rivolgendosi alle numerosissime delegazioni
ufficiali provenienti da tutti i continenti. Papa Francesco commentando
l’episodio evangelico dell’incredulità di San Tommaso ha ricordato che san Giovanni XXIII e san
Giovanni Paolo II “hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù”, che “non hanno avuto
vergogna della carne di Cristo”, e che “non hanno avuto vergogna della carne del fratello, perché
in ogni persona sofferente vedevano Gesù”. Commentando poi la prima lettura degli Atti degli
apostoli, Papa Francesco ha ribadito che la Chiesa “è una comunità in cui
si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in
semplicità e fraternità”. E che è questa "l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto
davanti a sé”.
Così, proprio in questa prospettiva, “Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo
Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia
originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli”. Ma Papa Francesco non
si è limitato a rievocare l’attualità dell’insegnamento conciliare, ma ha
proiettato la figura dei due nuovi santi sul cammino sinodale “sulla famiglia e con le
famiglie”
in corso. E lo ha fatto, proprio nella Domenica della Divina Misericordia, con
l’auspicio che san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II “ci insegnino a non
scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della
misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”. Un auspicio che è
anche un programma.
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