martedì 22 maggio 2012
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Spauriti. Spaesati quasi. Difficile capire se facesse loro più male la ferita all’anima o le paure. Gli insegnanti della "Francesca Morvillo Falcone" si erano riuniti per un collegio dei docenti straordinario nella sala della parrocchia dello Spirito Santo, a pochi metri dalla scuola, poche ore dopo la tragedia. Era dannatamente difficile tenere strozzate in gola le lacrime, ma sapevano di non poter mollare. E di essere l’ultimo baluardo per le ragazze, assieme alle famiglie. Sapevano che, piaccia o meno, anche quando è durissimo, tocca agli adulti indicare la via e che solamente percorrendola per primi si può dimostrare ai giovani che è la più giusta. C’era paura. Sì. Paura che un gesto infame potesse ripetersi, ma anche solo di tornare davanti a quel cancello e poi dentro quelle aule e soffrire per il ricordo di una ragazza che non c’è più. Ma solo gli stupidi non hanno mai paura: il coraggio serve a domarla, non a cancellarla. Parlavano poco, gli insegnanti, eppure avevano già chiaro che cosa andava fatto. Due scelte a disposizione, nessuna terza via: tentennare o reagire. La prima avrebbe tolto alle ragazze un pezzo di speranza, la seconda l’avrebbe moltiplicata, e sarebbe stata anche carezza di commozione a Melissa e di aiuto a Veronica. In un caso si sarebbero deluse deludere le ragazze, nell’altro si sarebbe trattato di spiegare con i fatti come chiunque sia capace di costruire un’infamia esplosiva e assassina davanti a una scuola, qualunque movente abbia, verrà sempre sconfitto. E di fare capire che davanti a ogni violenza la reazione più efficace e forte è sempre quella di restare ritti, in piedi, la testa alta, non scantonando di un metro dalla strada maestra. Le lacrime offuscano gli occhi, non il cuore: gli insegnanti tutto questo lo hanno saputo davvero e da subito. E ieri mattina alle otto erano lì, nella "Francesca Morvillo Falcone" con le ragazze, come accadeva in tutto il resto d’Italia e come aveva subito chiesto il ministro Profumo. Dietro il cancello segnato dal sangue si sono viste le lacrime e sentite le voci spezzate, ma anche la forza. Gli abbracci di dolore e amicizia. Le vite ragazzine chiamate a costruire qualcosa assai più grande della loro età. C’era Melissa e, senza alcuna retorica, anche chi non l’aveva mai conosciuta l’ha incontrata nei loro occhi, nei loro sorrisi, nelle loro stesse lacrime. E ci tornerà anche Veronica, nessuno ne dubita. Chissà che, nascosto nella sua vigliaccheria, non sia passato a guardare anche l’infame che ha piazzato le tre bombole di gpl: avrà capito di avere perso come neanche avrebbe potuto immaginare. E avrà provato quanto la sua anima nera sia morsa da una terrificante solitudine. Perché i grandi non hanno affatto deviato dalla strada maestra, né ceduto. Perché i docenti e gli studenti d’Italia hanno scelto di combattere una buona battaglia. Perché i piccoli si sono fidati e affidati loro, rialzando la testa, ingoiando l’orrore e "urlandogli" in faccia che la morte di Melissa non è stata invano e non sarà inutile. Che il suo terrore non li fermerà, non può fermarli. E che loro non saranno mai come lui: mai. Tutti gli studenti di Brindisi, della Puglia, dell’intero Paese, insieme, ieri mattina e ieri pomeriggio al funerale, hanno risposto nel modo migliore che potessero: in piedi, a testa alta. «Adesso ammazzateci tutti, tanto voi non passerete», si leggeva su alcune magliette alla manifestazione di sabato pomeriggio. Questi insegnanti, queste ragazze e questi ragazzi, ieri mattina nella loro scuola arrossata di sangue e in tante altre, ci hanno spiegato che cosa significa.
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