Non è che non lo sapessimo: nella piazza elettronica dove si allacciano relazioni virtuali in un ininterrotto cicaleccio planetario si apre un gran numero di scantinati, basta svoltare l’angolo sbagliato e ci si ritrova in mezzo a discussioni da taverna, compagnie infrequentabili, temi e immagini tutt’altro che da collegiali. E quindi non dovrebbe stupire la notizia, rilanciata ieri dal
Financial Times, dell’inaugurazione a giorni del primo casinò online col prestigioso marchio di Facebook. Siamo da sempre dell’avviso che le cose vadano chiamate col loro nome più vero e riconoscibile, senza infingimenti: e quindi se da martedì prossimo tutti gli utenti inglesi maggiorenni della popolarissima rete sociale potranno accedere a un gioco dove per la prima volta si scommettono e si vincono (e assai più probabilmente si perdono) soldi veri tendiamo a non lasciarci distrarre da chi parla di "inevitabile evoluzione" di quanto già si trova sul Web, o di "accorgimenti per il gioco responsabile" che sanno di espediente retorico buono solo per chi ci crede. La realtà è che sta per arrivare una nuova proposta di azzardo su Internet con l’autorevolezza, la pervasività e la forza d’urto di un network da 955 milioni di utenti in tutto il mondo (21 milioni gli italiani, uno su tre) che si scambiano vorticosamente idee, opinioni, foto, file audio e video col sistema elementare e potente dell’"amicizia" richiesta e concessa, un meccanismo intuitivo alimentato dai continui aggiornamenti di utilizzatori buona parte dei quali vive l’esperienza del contatto online come un’estensione naturale della propria vita reale. Un coinvolgimento emotivo cui si fatica a rinunciare fosse solo per qualche giorno. Se una corazzata simile mette in campo un’applicazione ludica invitando a scommettere denaro sonante lo fa con la ragionevole certezza di contagiare una quota rilevante dei propri utenti-animatori, infischiandosene di nuove dipendenze e disastri economici per giovani e famiglie. Se roulette e poker via Web già registrano un successo crescente che non può che inquietare, l’imminente sbarco di Facebook nell’azzardo digitale (per ora a Londra, ma se funziona di certo anche in Italia) potrebbe imprimere un’accelererazione senza paragoni.Basti pensare all’appiccicosa moda di giochi come Farmville, nato come un innocente passatempo gratuito mentre si bighellona sul social network tra un "like" e un "post", e divenuto in breve una malattia dalla quale molti hanno faticato a guarire. Sulla porta di casa (computer e smartphone che altro sono se non una nuova soglia tra la nostra vita e il mondo?) si annuncia ora ben altro che un allegro giochino tra pecore e carciofi. «Bingo Friendzy» è una semplice lotteria a estrazione virtuale dove si acquistano cartelle digitali con soldi reali versati dalla propria carta di credito su un conto online. Se dovesse funzionare, la tombola di Facebook verrebbe presto affiancata da slot, dadi e giochi di carte per dar vita a un’immensa sala da gioco accessibile da qualunque dispositivo connesso a Internet, con tanti saluti al mito del Web 2.0 che ha spalancato Internet ai contenuti creati dagli utenti. Dopo le nostre opinioni, e certamente più di queste, adesso interessano essenzialmente i nostri soldi. Il pragmatismo di Mark Zuckerberg, peraltro, non è una scoperta: meno di tre mesi fa il giovanissimo e geniale inventore di Facebook è riuscito a vendere le azioni della sua azienda a 38 dollari raccogliendo 18,4 miliardi in uno dei più colossali collocamenti della storia di Wall Street. Peccato siano stati taciuti i primi scricchiolii di quella che sembrava un’infallibile macchina da profitti, tanto che oggi il titolo vivacchia sotto quota 22 mentre emergono le prime prove sugli utenti fittizi, creati da software a uso di chi – aziende in primis – vuole vantare migliaia di "amici". Facebook si fermi, se ne ha la forza morale. L’idea del network sociale che unisce persone, storie e idee attraverso continenti e culture ha un fascino e un’efficacia che non meritano di finire mescolati al fumo di una volgare e pericolosa bisca.