Fame e politica, fame e economia, fame e ambiente. Strettamente intrecciati tra loro. L’«aggressione bellica e economica», la «speculazione finanziaria», la distruzione di «sorella e madre terra». Ancora una volta papa Francesco, ieri alla Fao, ci coinvolge e stupisce con analisi intense, complete e attualissime. Sembra di vedere in filigrana le drammatiche cronache di questi giorni. L’interminabile crisi economica, coi suoi scandali finanziari. La terza guerra mondiale «a pezzi», coi suoi eserciti di profughi. Una «terra che non perdona », con l’elenco dei morti e delle devastazioni delle sempre più ricorrenti alluvioni. Il Papa argentino ci ricorda che proprio per tutto questo «l’affamato è lì, all’angolo della strada e chiede diritto di cittadinanza, chiede dignità non elemosina». Politica, economia, ambiente. Per troppo tempo hanno viaggiato su strade separate con effetti devastanti, per l’uomo e per il Pianeta, cioè per il Creato. Ormai papa Bergoglio non perde occasione per ricordarlo con parole forti, drammatiche. «L’acqua non è gratis, come tante volte pensiamo. Sarà il problema che può portarci a una guerra», dice mentre il viso diventa improvvisamente serio. I profughi della fame e della sete, i profughi dell’ambiente, le tensioni tra Paesi per la titolarità di una sorgente o di un corso d’acqua sono cronaca quotidiana, poco nota ma drammaticamente reale. Come secoli fa, ma con esiti più gravi, oggi che alle tribù si sono sostituiti ben più agguerriti eserciti. Ma la fame e la sete sono sempre le stesse, anzi peggiori. Perché, denuncia il Papa, «ci siamo preoccupati poco di quanti soffrono la fame». E va oltre ipotizzando addirittura la fame come ricatto. «Nessuna forma di pressione politica o economica che si serva delle disponibilità di cibo può essere accettabile». Ed anche qui il legame con la «sfida di custodire il Pianeta». Perché, afferma, solo «se siamo liberi da pressioni politiche e economiche» possiamo «evitare che si autodistrugga». Il pensiero corre ai ricatti delle multinazionali dei cereali o dei pesticidi nei confronti dei Paesi più poveri del Sud del mondo e ai conseguenti sconquassi ambientali, alla cacciata dei piccoli agricoltori a favore delle coltivazioni estensive, al disboscamento delle foreste tropicali con la deportazione di intere popolazioni. Tutte storie in cui scelte di politica, economia e ambiente si intrecciano sempre più. «Priorità del mercato», «preminenza del guadagno», cibo come «merce qualsiasi, soggetta a speculazione anche finanziaria» denuncia Francesco. Che indica la strada la prendere: «Dare da mangiare agli affamati per salvare la vita del Pianeta».