Liverpool: una manifestazione a supporto di Alfie
Nel giorno in cui pareva dover terminare la sua vita con l’interruzione dei supporti vitali, per Alfie Evans si è aperto un piccolo spiraglio. Per il bambino di Liverpool, che non ha ancora due anni ed è affetto da una misteriosa malattia degenerativa del sistema nervoso, i medici dell’Alder Hey Children Hospital dov’è ricoverato hanno scaricato sul tribunale la più tremenda delle responsabilità: decidere il giorno per dare esecuzione alle sentenze – tre di tribunali inglesi più l’ultima della Corte europea per i diritti dell’uomo – che autorizzano a "staccare la spina" ritenendo ogni prosecuzione delle terapie come una forma di accanimento.
La storia di questo nuovo drammatico caso che coinvolge in Inghilterra un bambino colpito da una malattia rara e letale, i suoi genitori disperatamente impegnati a salvargli la vita, medici che invece insistono per interromperla e giudici che parlano di morte come «miglior interesse del bambino» presenta aspetti che mostrano fino a che punto può spingere l’idea che la vita umana dipenda dalle sue condizioni e non sia più un bene in sé. Un approccio ancora estraneo alla cultura medica che ci è più familiare. Tanto che, in cerca di una speranza, i giovanissimi genitori – Tom, 21 anni, e Kate, 20 – si sono rivolti proprio all’Italia.
Il primo ospedale contattato – e non da ieri – è stato il Bambino Gesù di Roma, che ha confermato la propria disponibilità ad accogliere il bambino, fosse anche solo per accompagnarlo con tutta l’assistenza necessaria all’esito naturale di una malattia che purtroppo non sembra dare scampo. Su Facebook ieri mattina è poi comparso un post nel quale la mamma di Alfie accennava anche a un «ospedale di Milano» come altra possibile destinazione per il piccolo. Si tratta dell’Istituto neurologico Besta, centro di rilievo mondiale per la ricerca e la cura, che ad Avvenire ha confermato di poter mettere un’équipe multidisciplinare a studiare la documentazione clinica di Alfie appena l’Alder Hay Hospital la dovesse inoltrare.
Quando ormai sembrava tutto perduto, il tweet del Papa mercoledì sera ha regalato una speranza inattesa. Ora ecco anche il tempo guadagnato dall’ospedale che si rivolge ai giudici, e due prestigiosi ospedali italiani pronti a fare tutto il possibile. Nel mondo migliaia di persone pregano per Alfie, e per i tanti bambini come lui dei quali nulla sappiamo.
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