giovedì 17 novembre 2022
"Costruttori di speranza": a Palermo il convegno nazionale "Carlo Casini" di Movimento per la Vita, Centri aiuto alla Vita e Case di accoglienza (18-20 novembre). Parla la presidente Marina Casini
Un bambino appena nato in sala parto

Un bambino appena nato in sala parto - Reuters

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Speranza: e chi è più titolato a parlarne del Movimento per la Vita, che a far nascere nuove vite dedica la sua instancabile missione? A Palermo, da domani a domenica, il 42° Convegno nazionale «Carlo Casini» darà voce ai «Costruttori di speranza», come spiega la presidente Marina Casini.

In che modo il MpV può essere oggi “costruttore di speranza”?

Portando la gioia che nasce dalla consapevolezza che ogni vita umana ha un valore immenso e uguale per tutti. Una società che si fa abbraccio per le donne che portano un figlio in grembo è una società che porta la rivoluzione della speranza e mette le basi per realizzare la pace, altro tema del convegno.

A un Paese provato da pandemia, guerra e contese politiche che messaggio invia oggi il Movimento?

Questo tempo chiede la salvezza dell’umanità. Manteniamoci saldi nelle cose che contano davvero, purifichiamo il nostro cuore, coltiviamo l’unità, prendiamo in mano tutti insieme la bussola della vita. Riconosciamoci fratelli, fratelli tutti. Fratelli sempre, fratelli dall’inizio. Ancora una volta torna prepotentemente il tema “uno di noi”: come possiamo garantire una fratellanza solida, profonda, disinteressata, quando una società si organizza per recidere il legame alla sorgente?

Perché nascono così pochi bambini? Cosa si è “rotto”? E come si può “riparare”?

Probabilmente si è “rotto” un “sistema” che anteponeva, soprattutto per la donna, la famiglia alla carriera e che si basava sulla generazione come “investimento”. Oggi non si tratta di “incollare” ciò che si è rotto ma di partire su basi nuove, di trovare nuove motivazioni a sostegno della generazione e dell’accoglienza dei figli: è una questione di senso. È necessario scoprire un mistero di bellezza, di bene, di positività in ogni figlio che si annuncia anche quando il figlio arriva inatteso o la gravidanza presenta qualche difficoltà. La convinzione che il figlio concepito è “uno di noi” è un potente motore della fiducia e dell’accoglienza. Certo, servono anche contributi economici e misure che favoriscano la natalità, ma è fondamentale che la società consideri la gravidanza una risorsa che riguarda tutti, perché quel figlio è un dono per la comunità.

Oltre alle nascite, anche gli aborti sono in rapido calo, sebbene siano sempre troppi. Come si possono prevenire?

Penso che i dati meritino una lettura approfondita, soprattutto per quanto riguarda il calo degli aborti. Per la prevenzione, basta guardare quello che fanno Centri di aiuto alla Vita, Case di accoglienza, Progetto Gemma, Sos vita. Ma tutti possono fare qualcosa per prevenire l’aborto. Il primo passo è offrire alla donna la libertà di far nascere il suo bambino, soffocata dalle pressioni per l’aborto, dalle paure, dalle preoccupazioni. Questo dovrebbe essere un compito basilare per la politica. È importantissima anche la dimensione culturale, perché l’antidoto più potente all’aborto è la consapevolezza che quell’“ospite a bordo” è davvero un figlio.

Cosa dice a chi afferma che l'aborto è un diritto?

Che è l’aborto del diritto, la distruzione dei diritti dell’uomo, una dichiarazione di guerra particolarmente vigliacca perché mossa nei confronti di chi non potendo difendersi non può fare altro che subire; è un’offesa nei confronti delle donne, perché non riconosce il privilegio tutto femminile di questo intimo abbraccio con il figlio in grembo; è una pretesa anti-scientifica, perché la scienza di oggi dimostra la piena identità umana dei figli anche prima della nascita; è un salto indietro nella storia perché nega l’uguaglianza. Ovviamente non è un giudizio sulle donne, i vissuti, i drammi, i singoli. È un giudizio sulla cultura che sfrutta il linguaggio dei diritti per elevare a vessillo la prepotenza del più forte sul più debole. Invece che di diritto di aborto bisognerebbe parlare di diritto alla libertà di accogliere chi ha diritto a nascere.

Qual è oggi il giudizio del MpV sulla 194?

Quello di sempre: “integralmente iniqua”, perché le parti della legge considerate “buone” sono in realtà contaminate da un’ambiguità tale da non avere la forza di determinare una inversione di tendenza a favore del diritto a nascere e di una reale tutela sociale della maternità. Tuttavia non faremo battaglie frontali “contro”, né alimenteremo polemiche, o inaspriremo il dibattito. L’obiettivo è costruire la civiltà della verità e dell’amore, e per questo valorizziamo anche quella “preferenza per la nascita” che la lettera della legge 194 manifesta. E affinché la preferenza per la nascita non sia solo un “espediente letterario” dobbiamo lavorare moltissimo.

Cosa serve per avviare un confronto finalmente aperto su maternità e aborto? Su quali punti ci si può intendere?

Serve fiducia in un dialogo senza barricate e preconcetti. Al centro la domanda: chi o cosa è il minuscolo esserino la cui presenza determina la gravidanza, e quindi dà il via alla maternità? Se è uno di noi, vanno trovate nuove modalità di tutela della maternità che rinunciando alla sanzione penale non rinuncino però a proteggere il diritto a nascere e il legame madre-figlio che l’aborto distrugge. La prospettiva non è condannare ma rinsaldare l’alleanza tra la donna e la vita nascente e tra la società e le donne con i loro bimbi in grembo. I consultori potrebbero essere il luogo in cui con chiarezza questa alleanza viene custodita. Sui necessari supporti economici e su tutte le misure per favorire la natalità tutti dovrebbero trovarsi d’accordo.

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