L'esortazione postsinodale Amoris laetitia di papa Francesco non è un ufo che piove dal cielo del magistero per disorientare e confondere, come vorrebbe chi invoca una Chiesa ingessata nella norma e indifferente ai cammini della vita. Ma si inserisce coerentemente nella tradizione e nella dottrina, con un collegamento diretto al Vaticano II e, in particolare, alla Gaudium et Spes. L'ha spiegato in modo eloquente l'arcivescovo di Modena-Nonantola, Erio Castellucci, aprendo la seconda giornata della "Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare" in corso ad Assisi, organizzata dall'Ufficio famiglia della Cei. Se Gaudium et Spes collega per la prima volta in modo esplicito matrimonio e amore coniugale in una logica personalista, Amoris laetitia riprende e sviluppa quella intuizione. La novità è il tono positivo, sorridente, pur non nascondendo nulla dei problemi che oggi incombono sulla vita della coppia e della famiglia. La dottrina rimane la stessa, ha detto Castellucci, ma il Papa ci dice che la dottrina non è una gabbia in cui collocare le persone (spazio) ma un sentiero in cui tutti siamo incamminati (tempo). Da qui la convinzione secondo cui "il tempo è superiore allo spazio". Se non cambia la dottrina, cambia però l'ottica pastorale. Ecco perché la Chiesa deve accogliere, accompagnare e integrare le persone, non "catalogarle". Compito della Chiesa non è quello di trasformarsi in dogana per dire alle coppie: Tu sei troppo indietro, tu stai sbagliando strada, tu sei in fondo a un baratro e non sarai mai perdonato. Bensì deve camminare insieme alle persone, a tutte le persone, indipendentemente dalle scelte fatte e dagli errori compiuti. Non a caso l'appello finale di papa Francesco in Amoris laetitia è: "Camminate famiglie, continuiamo a camminare".
Nella seconda giornata del tradizionale appuntamento Cei, l'intervento dell'arcivescovo di Modena-Nonantola, Erio Castellucci che ha collegato Amoris laetitia a Gaudium et Spes
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