sabato 26 ottobre 2024
Un atto amministrativo rende definitiva la somministrazione della pillola abortiva a casa, senza ricovero. FederVita: nessuna attenzione ai problemi della donna, né proposte per accogliere il figlio
La pillola abortiva RU486

La pillola abortiva RU486 - Archivio Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

La Regione Emilia-Romagna torna a far parlare di sé in materia di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Una determinazione dirigenziale del 9 ottobre scorso ha aggiornato i profili di assistenza per le donne che richiedono l’Ivg con metodo farmacologico.

La precedente determinazione (un atto puramente amministrativo, dunque, non sottoposto al parere di Giunta e Consiglio) risaliva al 2022 e, a sua volta, aggiornava un documento del 2020.

Ma cosa cambia, in sostanza? Ora è stata resa definitiva l'assunzione del farmaco abortivo a domicilio, ovvero senza che la donna che vi ricorre venga ricoverata in ospedale, pratica che, comunque, era già consentita in via sperimentale dal 2020.

Dal 2022 il farmaco, sempre in via sperimentale, poteva essere somministrato anche nei consultori, dopo che l’Aifa aveva esteso l’utilizzo della RU486 dal 49° al 63° giorno di amenorrea, cioè fino a 9 settimane di gestazione compiute.

Il fatto ha dato occasione a FederVita di manifestare la propria indignazione con una nota, ponendo l’accento sulla solitudine della donna che compie questa scelta, per cui, dicono, nessuna parola viene spesa in termini di accoglienza e ascolto, contraddicendo quel titolo di “norme per la tutela della maternità” che viene dato alla legge 194/78.

«Ancora una volta non viene posta adeguata attenzione alla donna che ricorre alla legge 194/78. Nessun percorso viene individuato per aiutare ad eliminare le cause (parte importantissima e inapplicata della legge stessa, proprio in quella si prevede l’ausilio del terzo settore), solamente tanta premura di eliminare “il problema” il più velocemente possibile, addirittura nella propria casa», fanno sapere i volontari di FederVita, che colgono l’occasione per ribadire che «nei Consultori locali, ci risulta che non viene mai dedicato tempo all’ascolto e tanto meno alle proposte che potrebbero favorire l’accoglienza di quel figlio».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: