Il Ministero degli Interni a Roma
Che nascano oltre confine da maternità surrogata o da fecondazione eterologa, l’esito per la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo è sempre lo stesso: l’Italia ha diritto di rifiutare la trascrizione dell’atto di nascita estero dove risultano due papà e due mamme. Lo chiarisce una circolare inviata ai prefetti dal Dipartimento per gli Affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno, diffusa nella serata di ieri, che trae le conseguenze operative per gli enti locali delle sentenze che la Cedu ha pubblicato il 22 giugno respingendo alcuni di ricorsi di coppie italiane formate da due donne e due uomini che chiedevano la piena equiparazione del “genitore d’intenzione” a quello biologico, il solo dei due che ha diritto secondo l’attuale legge di essere “padre” o “madre”. Per il Ministero è chiaro, così come per la Corte di Strasburgo: niente “due papà” o “due mamme” visto che la legge italiana prevede per il riconoscimento della genitorialità il percorso dell’adozione in casi speciali.
La circolare spiega che la Cedu, «ribadendo gli orientamenti già enunciati in precedenti pronunce, pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il genitore d’intenzione», ha confermato che «rientra nell’ambito della discrezionalità di ciascuno Stato la scelta dei mezzi con cui pervenire a tale risultato, tra i quali si annovera il ricorso all’adozione del minore». Una sottolineatura che intende andare oltre le polemiche sulla registrazione (impropria, secondo il nostro ordinamento e pure per la Corte europea) dei figli di “due mamme” o “due papà”. Le situazioni sono state distinte dal Tribunale di Milano che di recente ha cancellato la registrazione del “papà di intenzione” mentre per la compagna della madre biologica ha chiesto alla Procura che aveva promosso l’azione di seguire un altro percorso giuridico. Cosa che la Procura ha immediatamente fatto, con il nuovo ricorso ora in attesa di un giudizio. Nel frattempo ai bambini non viene negato alcun diritto: la questione riguarda infatti il compagno o la compagna del loro papà o della loro mamma.
La circolare arriva lo stesso giorno in cui un altro sindaco ha riconosciuto lo status d genitore sia alla mamma del bambino registrato all’anagrafe sia alla sua compagna: per Dario Nardella «a Firenze tutti devono avere gli stessi diritti». Segno che dell’intervento ministeriale c’era bisogno, anche se la vicenda ha assunto un valore simbolico ben oltre il dato giuridico. Che, leggi e sentenze alla mano, appare inequivoco.