La statua del beato Juan Roig collocata nel chiostro della Basilica dell'Immacolata a Barcellona
Se ne sta con un Rosario in mano, seduto sul muretto che sostiene il colonnato del chiostro della Basilica dell’Immacolata Concezione a Barcellona, e sembra assorto nella preghiera mentre, con gli occhi pieni di speranza da diciannovenne, osserva la vegetazione al centro di quel portico aperto sul cielo nella sua parrocchia. Chiunque gli si potrebbe sedere accanto per vivere con lui quel momento di meditazione, di pace interiore.
Ed è proprio il desiderio di far comprendere che tutti possiamo condividere l’esperienza di santità di quel giovane, che gli ideatori della statua del beato Juan Roig y Diggle, martire della Guerra civile spagnola nel 1936, hanno deciso di collocare la scultura proprio in questo luogo di passaggio e di sosta, in un posto accessibile, ad altezza d’occhi, sul muretto che delimita il chiostro. L’opera è frutto del lavoro dell’artista Elena Palomino ed è stata realizzata a partire da un’idea del rettore della Basilica padre Ramon Corts. Un progetto seguito da un intero team, coordinato dall’architetto Chiara Curti, e promosso dalla parrocchia della Basilica dell’Immacolata, che, fino all’età di 17 anni, fu la comunità cui apparteneva Roig y Diggle, beatificato lo scorso autunno durante il rito presieduto dall’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Juan José Omella, nella Basilica della Sagrada Familia.
Nell’omelia tenuta durante il rito di beatificazione, il porporato ha descritto il nuovo beato come «un rivoluzionario cristiano. Possiamo dire che Juan ha accettato l’invito di Cristo a partecipare alla 'rivoluzione della tenerezza' – ha affermato il cardinale –. La sua testimonianza può risvegliare in noi il desiderio di seguire Cristo con gioia e generosità. Juan ha vissuto una profonda amicizia con Gesù».
E si intitola proprio «Il mio amico John» il libro dedicato a Roig e realizzato grazie alla collaborazione dei giovani della parrocchia della Basilica dell’Immacolata. Il volume si apre con la presentazione firmata da Omella e significativamente intitolata «God is with me», Dio è con me, che furono le ultime parole rivolte dal giovane Juan alla madre inglese in quella notte tra l’11 e il 12 settembre 1936, mentre veniva portato via da casa a forza dai miliziani nel contesto dell’aspra repressione anticattolica che caratterizzò la Guerra civile.
Roig aveva avuto una solida formazione cristiana e comprendeva bene cosa stava succedendo nel proprio Paese, ma credeva che attraverso l’impegno dei credenti fosse possibile cambiare le cose. Un impegno che lui viveva tra le file della Federazione dei giovani cristiani della Catalogna, associazione che venne presa di mira dai repubblicani. Ecco perché oggi Roig viene indicato come testimone della Dottrina sociale della Chiesa. Prima di essere arrestato, consapevole di quello che stava per accadergli, consumò le ostie che aveva chiesto di poter custodire per portarle ai fedeli di El Masnou.
Trascinato al cimitero di Santa Coloma de Gramenet venne ucciso con cinque colpi d’arma da fuoco al cuore e uno alla nuca: «Che Dio vi perdoni, come io vi perdono» furono le parole rivolte ai propri assassini dal giovane mentre moriva. Aveva 19 anni. Il libro, oltre a raccontare la storia di Roig, raccoglie le voci dei giovani di Barcellona che rileggono diversi aspetti della propria vita alla luce dell’esempio del giovane beato, un loro coetaneo lontano nel tempo, ma ancora molto vicino con il suo invito a essere coraggiosi.