Essere persona coincide con «il vivere come distinto e come unico essendo fra uguali». Questa bella definizione di Hannah Arendt fa da sfondo ai nove saggi che Leonardo Allodi e Lorenza Gattamorta hanno raccolto sotto il titolo «Persona» in sociologia (Meltemi editore, pp. 264, euro 23) in un volume che tematizza a livello sociologico il concetto, appunto, di persona, finora soprattutto indagato dalla filosofia ultimamente pungolata dalla bioetica. In particolare, Sergio Belardinelli, ordinario di Sociologia dei Processi culturali nell'Università di Bologna, parte da quella espressione della Arendt per articolare interessanti considerazioni su Persona, cultura e culture. In quanto «persona», ciascuno di noi si percepisce come «altro» e come «distinto» rispetto agli altri esseri della stessa specie a cui sappiamo di appartenere, così come sentiamo di essere il nostro corpo, e nel contempo avvertiamo di avere un corpo. Ancora con la Arendt, siamo persone perché siamo noi a sceglierci la «maschera» (in latino, appunto, la persona) con cui intendiamo apparire nel mondo, istituendo i complessi rapporti tra «persona» e «ruolo sociale» che Leonardo Allodi analizza nel saggio incluso nel volume. Belardinelli spiega il rapporto tra natura e cultura nella persona, evitando sia le secche del biologismo, sia quelle dell'esasperato culturalismo. L'uomo è il risultato di una evoluzione biologica le cui caratteristiche vengono trasmesse attraverso i «geni»; ma accanto ai geni, vi sono, nella terminologia di Freeman Dyson, i «memi», cioè quelle unità di informazione culturale trasmissibili per imitazione, che specificano le singole culture e le singole persone all'interno di ogni cultura. Un «meme» è un modo di dire, un proverbio, un gesto come la stretta di mano, un mito o una leggenda, qualunque cosa che può essere imparata e trasmessa ad altri. Sono «memi» anche gli slogan pubblicitari e i «tormentoni» stagionali che sentiamo ripetere e da cui ci lasciamo contagiare. Pertanto, i nostri comportamenti sono plasmati da modelli culturali, più che determinati geneticamente. Armonizzare natura e cultura è la sfida della persona, qualificata dalla libertà. Infatti, scrive Belardinelli, «a differenza di una ghianda, il cui telos la determina a diventare una quercia, l'uomo sembra non avere un telos altrettanto ben definito; stando a Platone e Aristotele, il suo comportamento dovrebbe consistere nel diventare un buon cittadino della polis oppure un buon filosofo, ma esiste pur sempre la consapevolezza, come avvertiva Aristotele, di avere a che fare con un essere che sta a mezza strada tra la divinità e le bestie». La forza di una cultura sta nella capacità di relazionarsi continuamente con ciò che è altro, senza perdere la consapevolezza della propria identità, della propria storia e tradizione. Il cristianesimo, conclude Belardinelli, «pur con tutte le inadeguatezze, sconfinate nel passato persino nel sangue, costituisce da oltre duemila anni uno degli esempi più riusciti di questa capacità di imparare dall'altro senza rinunciare a sé stesso». Degli altri contributi raccolti nel volume, prefato da Vincenzo Cesareo, possiamo solo elencare i titoli: Persona e Sè, di Alessandro Ferrara; Come le persone cambiano le istituzioni, di Pierpaolo Donati; Fra persona e non-persona, di Davide Sparti; Persona e personaggio, di Guido Gili; La persona tra senso comune e riflessività, di Paolo Terenzi; Persona e dono, di Ivo Germano; Il Sè dialogico, di Lorenza Gattamorta. Valga, l'elenco, come invito alla lettura.
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