Vino, sempre più nella grande distribuzione. E le bollicine si fanno guerra
domenica 12 marzo 2017
Il vino acquista ancora più spazio nell'ambito della grande distribuzione organizzata (Gdo), mentre l'intero panorama del settore torna ad essere in fermento dopo il definitivo via libera arrivato per l'Asti secco. Ma non basta, perché, mentre i grandi nomi si danno battaglia, si fanno largo anche forme di cooperazione sui mercati nate dall'intraprendenza di piccoli produttori che evidentemente non si accontentano del piccolo cabotaggio di provincia.
Ad indicare come stanno andando le cose nella Gdo sono le anticipazioni della ricerca svolta dall'istituto di ricerca Iri. L'indagine, che sarà presentata a Vinitaly il prossimo aprile, parla di una crescita significativa delle vendite delle bottiglie di vino a denominazione d'origine e degli spumanti; mentre il vino biologico prosegue il suo percorso di uscita dalla nicchia di mercato. In flessione invece i vini venduti nei cosiddetti brik di cartone e in tutti quei formati che non siano la classica bottiglia di vetro. Quello della grande distribuzione è il canale di vendita più importante nel mercato del vino con 505 milioni di litri venduti nel 2016 per un valore di un miliardo e mezzo di euro. In un anno di sensibile contrazione dei consumi familiari, pare che nei supermercati le etichette Doc sono cresciute del 4,4% in valore, gli spumanti di oltre il 7% con 54 milioni di litri venduti.
Ed è probabilmente in questo mercato che tenterà di inserirsi anche il nuovo Asti "secco" in questi giorni definitivamente promosso dal ministero delle Politiche agricole e che sta trasformando il settore del vino in un'arena politica oltre che economica. Contrapposti, infatti, sono il Veneto (con il suo Prosecco) e il Piemonte, in una vicenda che ha tanto l'aria di non essersi esaurita.
Intanto però, il resto del sistema vitivinicolo nazionale non resta a guardare e fa per conto suo. Oltre i circuiti della Gdo e al di là del rumore mediatico destato dall'Asti "secco". È il caso, per esempio, di un gruppo di dieci aziende viticole sparse nelle diverse province piemontesi che affidandosi ad un solo export manager ha dato vita al Matteo Colla Wine's selection. Il risultato? In poco più di due anni, oltrepassando la burocrazia (il nome non è nemmeno registrato) sono stati toccati i mercati più ricchi del Pianeta dagli Usa al Giappone passando per Cina, Hong Kong, Australia, Russia, Germania alcuni Paesi dell'Est e Scandinavi. Piccole realtà, appunto, che tutte insieme riescono però a raggiungere oltre 2,5 milioni di euro di fatturato e mezzo milione di bottiglie fra rossi e bianchi. È anche sull'onda di queste aggregazioni che la vitivinicoltura nostrana continua ad avere successo in giro per il mondo.
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