Guardatevi dai falsi profili (sui social network). E non solo da quelli di papa Francesco, che spuntarono numerosi già all'indomani dell'elezione. Con giustificato allarme, il quotidiano francese "La Croix" racconta, in un articolo del 18 settembre ( bit.ly/2m0ZhTY ), la scoperta di un falso account Twitter "ufficiale" a nome del nuovo arcivescovo di Marsiglia, monsignor Jean-Marc Aveline. Un rappresentante della diocesi, Frédéric Flandin, dichiara due precedenti su Facebook, riguardanti lo stesso monsignor Aveline e il predecessore Pontier, e ne ricorda uno su Instagram, questa volta però per l'arcivescovo parigino Aupetit. Il fenomeno per cui qualcuno si finge, sui social network, vescovo (o presbitero) non tocca ovviamente solo la Francia; l'articolo allude a episodi in America Latina e in Africa.
Ma per quanto riguarda l'Italia non mi ricordo di casi clamorosi. A una rapida ricognizione, limitatata a Facebook, su una dozzina di cardinali e arcivescovi italiani delle diocesi maggiori, trovo che prevalgono pagine non ufficiali dichiaratamente gestite da estimatori o amici; in qualche caso si trovano anche dei gruppi. A un arcivescovo è intitolata una pagina ostile, a un altro una pagina ironica ma senza malanimo; ben tre dei dodici risultano del tutto assenti da questo canale, così personale, di presenza pubblica, e di uno solo trovo un profilo che mi suscita qualche dubbio. In ogni caso, poche delle pagine che ho visto mi sono sembrate aggiornate. L'articolo di "La Croix" ricorda che alcuni malintenzionati aprono questi falsi profili mirando a richieste di denaro o anche alla diffusione di messaggi d'odio, e non c'è dubbio che l'immagine di un vescovo possa prestarsi, se non al secondo di questi scopi, certamente al primo. Ma la mia impressione è che per la maggior parte i loro creatori si muovano spinti da una vena goliardica, magari condita da un pizzico di mitomania. E, naturalmente, che abbiano tanto tempo libero.
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