Franco Venturi (Roma, 1914 - Torino, 1994) è stato uno dei maggiori storici italiani del secolo scorso. Impegnato politicamente negli anni trenta con i fratelli Carlo e Nello Rosselli e il loro gruppo antifascista "Giustizia e libertà", Venturi ha scelto di dedicarsi alla ricostruzione di vicende centrali nella moderna storia europea, che verranno documentate e narrate nei suoi libri più famosi e internazionalmente influenti: Le origini dell'enciclopedia (1946), Populismo russo (1952) e Settecento riformatore (1969). Si tratta in effetti di oggetti di studio senza i quali neppure il presente sarebbe interpretabile e comprensibile: la cultura come sistema enciclopedico di un sapere critico, la ragione come guida per l'organizzazione di una società nuova, e la scoperta del popolo a vantaggio e con la partecipazione del quale non può esserci una società più giusta. Gli interessi di Venturi erano evidentemente sia storici che politici, investivano cioè il passato della modernità, le origini della sua tradizione. Richiama ora l'attenzione sull'opera di Franco Venturi un volume di suoi Scritti sparsi pubblicati da Aragno (pagine 471, euro 30) a cura di Guido Franzinetti e Edoardo Tortarolo. Non si tratta certo di un libro molto accessibile agli sprovveduti, ma dà molto, comunque, ai lettori appassionati di storia delle idee e di storia politica. Vi si chiariscono i rapporti fra Illuminismo e Risorgimento italiano, fra riformismo politico e rivolta intellettuale. La sezione dedicata alla Russia e all'Urss libera il campo da molti luoghi comuni nel confronto tra Venturi e la ricerca storica russa negli anni della dittatura staliniana. Il capitolo sulla storia degli ebrei in Russia tocca anche la «partecipazione dei giovani ebrei al populismo» e poi al socialismo, nel momento in cui questo «usciva dalle formazioni di élite per aprirsi ai movimenti di massa». Si parla di Anna Kuliscioff che prima di venire a diffondere il marxismo in Italia era stata, in Russia, populista e anarchica. Si parla di Piero Gobetti e Carlo Rosselli, delle radici del terrorismo (1982) e della democrazia in Italia (1984) nonché di una «società fondata sulla ragione» (1992). Un brevissimo scritto uscito postumo si chiude con queste parole: «Giovani e meno giovani, pensate sempre che le radici locali e le grandi idee che spazzano il cielo dell'Europa non possono mai essere separate».
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