Ieri qualche giornale esulta: nel 2008 alle udienze papali del 2008 c'è stata meno gente! Numeri allegri: ci sono state meno udienze, e spesso in luoghi ristretti! Verrebbe da ridere, ma voliamo all'estero. "Le Monde" (20/12) intervista a Olivier Roy, direttore al CNRS francese, santuario di cultura mondiale, su religione e cultura, e Roy segnala la perdita della coscienza del legame tra le due realtà, con un'apparenza crescente di estraneità: la religione pare sempre più un fatto puramente religioso e la cultura diffusa sempre più estranea ad essa. Con ostilità crescente: l'uomo religioso vede e deplora la cultura come "pagana" e "senza Dio", e l'uomo di cultura vede la religione come ostile ai suoi propri valori, conservatrice e repressiva della liberazione sessuale e dei diritti personali. Ostilità reciproca? Sì, ma Roy segnala che rispetto al passato, in questo nostro mondo c'è un fatto totalmente nuovo: (oggi) "la cultura profana occidentale non ha più un vero sapere della religione. Chi non frequenta le chiese non sa nulla di religioso, mentre gli anticlericali dell'inizio del XX secolo conoscevano anche troppo la cultura cattolica". E la conclusione di Roy fa riflettere: "La posta in gioco è pesante perché, invece di capire i credenti, l'ignoranza profana tende a vedere nella religione una follia, la guarda come un fenomeno che occorre ridurre, e in questo modo contribuisce a ridurre lo spazio della democrazia". Credenti trattati come tali da "cretini", e ogni parola religiosa, p. es. di Papa e vescovi, vista come interferenza indebita. Un deficit di democrazia! Auguri!
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