Tutta l'ispirata genialità di Bach nell'«Oratorio dell'Ascensione»
domenica 5 giugno 2011
Accompagnato dalla piena orchestra, un coro osannante che esprime il solenne tributo di lode al Signore apre l'Oratorium Festo Ascensionis Christi di Johann Sebastian Bach (1685-1750); sul ritmo vivace scandito dal rullio dei timpani, squilli di trombe con fanfare di flauti e oboi proclamano una dichiarazione d'intenti che pare non ammettere repliche, perché la festa che si celebra in questa giornata è tra le più importanti dell'anno liturgico. Il clima sembra invece incrinarsi già a partire dai due numeri successivi, quando i recitativi affidati al tenore/Evangelista e al basso aprono la riflessione sullo smarrimento provato dai discepoli in seguito al repentino abbandono del Signore.
Su questo cambio di registro l'Oratorio dell'Ascensione BWV 11 costruisce il proprio baricentro espressivo, e nella continua alternanza tra sentimenti contrastanti e scarti di prospettiva va individuato il difficile equilibrio che rappresenta la chiave di accesso ideale per offrire un'appropriata lettura di questo ennesimo capolavoro firmato dal Thomaskantor di Lipsia.
L'incisione discografica realizzata dal direttore Matthew Hall vede coinvolti il Retrospect Ensemble e un quartetto di cantanti solisti impreziosito dalla presenza del soprano Carolyn Sampson " protagonista dell'incantevole aria "Jesu, deine Gnadenblicke" (Gesù i tuoi sguardi miracolosi) " e del granitico basso Peter Harvey (Super Audio Cd pubblicato da Linn e distribuito da Sound and Music).
Un'interpretazione condotta con intensità e rigore, lasciando riaffiorare con estrema lucidità i più nascosti ma significativi particolari che contribuiscono a ricreare un adeguato clima emotivo: le esplosioni gioiose degli interventi corali, il delicato afflato delle arie solistiche, la portata quasi drammatica della narrazione affidata ai recitativi. Pesi diversi destinati a svelare i motivi che hanno spinto il genio bachiano a ricorrere a una forma compositiva come quella dell'Oratorio che, sin dal principio del Seicento, costituiva l'equivalente sacro del melodramma profano: quasi a voler dare vita a un racconto emozionante e avvincente, nel conferire veste musicale a uno dei grandi misteri della fede che hanno cambiato per sempre il corso dell'intera storia dell'umanità.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: