Traguardo storico per l'export di ortofrutta: oltre i 4,7 miliardi
domenica 26 marzo 2017
È passata un po' di nascosto. Forse nessun telegiornale ne ha parlato. Ma la notizia del traguardo storico delle esportazioni di ortofrutta nostrana in giro per il mondo è importante. Parliamo di miliardi. Esattamente parliamo di vendite all'estero per 4 miliardi e 750 milioni di euro, che nel 2016 hanno provocato un saldo attivo della bilancia del comparto
superiore al miliardo con un incremento del 43,6%. A far bella mostra produzioni come gli ortaggi, gli agrumi e la frutta secca. Soddisfattissimi gli operatori del comparto, abbastanza indifferenti tutti gli altri
(come bene ha fatto rilevare il Corriere Ortofrutticolo, agenzia online specializzata che ha addirittura scritto una lettera aperta al Ministro chiedendo più attenzione).
È come sempre un problema anche culturale. Oltre che naturalmente economico e politico. Che l'agricoltura riesca a produrre miliardi di euro, qualità e tecnologia è consapevolezza di pochi. Così come lo è anche il contrario. Se da una parte, cioè, i miliardi vengono prodotti, dall'altra vengono anche persi. Non solo certamente per colpa dei campi, ma più in generale delle condizioni nelle quali le imprese agricole operano. Ad iniziare dal clima. Coldiretti ha fatto due calcoli. L'ultimo inverno si è chiuso con il 24% di pioggia in meno. Ma non è la scarsità di acqua che preoccupa. Da anni gli agricoltori combattono con la tropicalizzazione del clima italiano. Piogge torrenziali si alternano con periodi di secco. Fenomeni che, secondo i coltivatori, hanno provocato danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio. «Siamo di fronte – precisa Coldiretti – agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con pesanti conseguenze sull'agricoltura italiana perché si moltiplicano gli sfasamenti stagionali e gli eventi estremi con precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal maltempo al sereno». Oltre a quelle dei mercati sempre più concorrenziali, è questa la vera sfida da affrontare. Con ancora più tecnologia e soldi a disposizione. L'attenzione all'irrigazione, ma più in generale a ciò che un tempo si definitiva «governo dell'acqua», costituiscono fattori di competitività per il Paese. Un segnale positivo in questi ultimi mesi c'è stato. Il governo ha stanziato definitivamente circa 300 milioni di euro per le opere irrigue nazionali. Una scelta applaudita dai Consorzi di bonifica (ANBI) e un po' da tutti. C'è una precisa motivazione economica: il valore dei terreni ben irrigati e quindi meglio coltivati cresce con percentuali a due cifre: un frutteto vale il 35% in più, un orto l'82%.
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