Quando Amleto entra in scena per non uscirne mai più al Globe di Londra, il pubblico conosce i teatri stabili da una trentina d’anni. I meno giovani tra gli spettatori hanno assistito alle recite degli attori girovaghi, che si spostavano su carri di quartiere in quartiere della grande città, e poi di cittadina in cittadina, di villaggio in villaggio. Poi i poveri comici vaganti - costretti a viaggiare di luogo in luogo per trovare pubblico, accontentandosi ogni volta di quanto veniva loro offerto, - di colpo si trovano tutt’altro che poveri, la richiesta del pubblico supera l’offerta, gli spettacoli sono così richiesti da permettere agli attori, almeno a quelli delle compagnie più note e apprezzate, di stabilirsi nella capitale, erigere teatri stabili e rappresentare le opere dei nuovi drammaturghi poeti con molte repliche, a cui accorreva la folla della capitale, e dei villaggi. La popolarità del teatro coincide con l’esplosione di una generazione di poeti che ai vecchi canovacci degli attori girovaghi sostituiscono vere e proprie opere di poesia drammatica, smaglianti gemme letterarie. Il teatro diviene di massa quando si sposa alla poesia, come ben possiamo vedere in un film fedele alla storia e all’anima di un’età cruciale dello spirito umano, Shakespeare in love.
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