Vede dal finestrino dell'auto un'antica compagna di scuola che cammina elegante e altezzosa, non si ferma e prova invece l'impulso di scriverle. La risposta arriva tre mesi dopo, ma è l'inizio di un carteggio che proseguirà al ritmo di quattro lettere al mese. Le lettere di lui, giornalista inviato speciale ma anche titolare di una rubrica di corrispondenza con i lettori (soprattutto lettrici), sono il libro di Pasquale Pellegrini Che cosa ci rimane? (Robin, pagine 200, euro 14,00). Di lei, che si chiama Denise, non ci sono lettere, e non ne sappiamo se non da quanto traspare dalle risposte di lui. Entrambi sono sposati: lui ha figli all'università e sente tuttora vicina la figlia morta bambina che adesso avrebbe ventisette anni; Denise ha un figlio grande e, con allarmata sorpresa, scopre di essere incinta. Lui le spiega la bellezza della maternità e la consola quando sopraggiunge un aborto spontaneo che avvilisce la donna. Ben rara questa amicizia che esclude l'incontro, nonostante un tentativo di lei, subito rientrato. Perché per lettera si possono dire cose che di persona si impoverirebbero. Niente erotismo, neppure per allusione, dunque: lui le parla di Viktor Frankl e di Eugenio Borgna, le consiglia di leggere Gibran, le descrive la vacanza in Marocco con la moglie dove scopre il silenzio del deserto, le apre il cuore come, probabilmente, non farebbe con sua moglie, eppure scrive a Denise: «Considero la vita con mia moglie un orizzonte, una prospettiva alta, oserei dire, se non fosse troppo enfatico, un confine tra la terra e il cielo. È un legame magico impregnato di succhi esistenziali che ha radici nel profondo, nell'humus dell'essere e riesce a intercettare i segni della trascendenza e a prefigurarli. Mia moglie è accampata nelle pieghe più nascoste dell'anima e con discrezione colora la vita. Se tutto ciò venisse meno, che cosa resterebbe? Forse lembi di carne e frammenti di umanità perduti». Denise, invece, deve patire il tradimento del marito. Il corrispondente le scriverà: «Quanto questa storia incrina il vostro rapporto di fiducia? Vedi, Denise, la fedeltà è un valore profondo e unico in cui c'è la totale esperienza ed espressione affettiva dell'altro mentre la sessualità, benché ai nostri occhi appaia il più importante, è spesso l'aspetto meno influente, perché dice poco della natura dei sentimenti in gioco. Potrebbe essere solo un momento di debolezza, uno stato d'animo transitorio. Essere coppia non significa condividere un letto, una tavola e una casa, ma proprio quel riverbero interiore che allarga gli orizzonti». Il matrimonio di Denise, però, è compromesso. Il marito accetterà un'offerta di lavoro all'estero. Poi si vedrà. Ma anche qualcos'altro, intanto, misteriosamente si è rotto: l'epistolario prevedibilmente finirà, con rammarico di lui. Storia ben strana di un'amicizia inconsueta, questo libro profondamente casto. La domanda del titolo non trova risposta. Forse, per un'amicizia a così alto livello, l'uomo e la donna dovrebbero avere la maturità spirituale di Jacques e Raïssa Maritain: Denise è stata la prima a tirarsi indietro.
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