Talora i pensieri in pagina sono come le frecce delle auto nelle barzellette sui carabinieri: «mo' funziona, mo' non funziona». Venerdì sul "Corsera" " p. 53: "Attenti all'utopia, è la prigione degli intellettuali" " Claudio Magris funziona. Di recente invece, sempre lì, scrivendo su Padre Pio e sul senso della venerazione del corpo, e quindi delle reliquie nella grande e bimillenaria tradizione cristiana, giudicava tutto all'ingrosso come superstizione idolatrica e pagana e/o calcolo affaristico-commerciale. È libertà, ovviamente, ma " sostiene Malpelo " non funzionava. Stavolta invece sì. Col titolo "Attenti all'utopia: è la prigione degli intellettuali", Magris rievoca la figura di Cesare Cases, e ripensando alle follie ideologiche del secolo scorso, ricorda come lo scrittore proponga una speranza nutrita di ideali forti in grado di orientare il cammino verso la luce anche nel tunnel buio della realtà, senza tuttavia cadere mai nel rischio dell'utopia assoluta, impossibile e tale da generare solo violenza e disperazione. Parla di tante cose, Magris, tra Bobbio, Marx e Brecht, per esempio, ma in tema di una speranza non utopica ricorda che «Cases, affezionato lettore di Chesterton, opera una sorta di rivalutazione del cristianesimo» reale, in cui fino dagli inizi della storia, e nonostante l'accusa di "scandalo ai pagani, follia ai Giudei" la speranza invincibile ha sopportato tutte le delusioni possibili cominciate ben presto, senza mai cedere né all'utopia ideologica e violenta, né alla disperazione frustrante che paralizza e perde il gusto del vivere e del progettare. Dice anche altro, Magris, ma qui colgo questo aspetto. Oggi è la Pentecoste, il giorno dello Spirito Santo. Nella fede cristiana è il giorno della pienezza del divino che si riversa nella storia e in essa fonda la speranza: «La speranza non delude, perché l'Amore di Dio è stato rovesciato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rom 5,5). Magris, grazie dello stimolo!
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