Nella campagna novarese, a Boca, paese che dà il nome a un vino rosso prestigioso, c'è un luogo conosciuto come Santuario del Crocifisso miracoloso, che si rifà a un dipinto della seconda metà del 1500. All'ampliamento di questo luogo partecipò persino l'Antonelli, allora appena ventiduenne, che fece le prove di quella che poi divenne la Mole Antonelliana. Ci sono stato domenica, per l'ennesima volta, sapendo che quella croce semplice, che spicca sul muro esterno dell'abside in corrispondenza del dipinto posto all'interno, è motivo di devozione di tanti pellegrini che vi appoggiano la schiena per chiedere di saper portare il peso della croce, magari aiutati da un Cireneo contemporaneo. E mai come in questi giorni dove sembra tornare la fiducia, c'è bisogno di ripartire coi propri fardelli di fatica. Pochi chilometri più in là, a Cureggio, paese dove nasce una cipolla buonissima, Raffaella ha riaperto la sua azienda agrituristica, La Capuccina, che sembra una casa di amici, con ampi prati, la sua Vespolina buonissima da accostare agli agnolotti fatti a mano. Ma non era scontato quel pranzo che ho potuto rivivere, perché nove mesi fa suo marito, Gianluca Zanetta, ci ha lasciati dopo anni in cura per una malattia che non lascia scampo. Ho rivisto i genitori di Gianluca, i suoi figli e una moglie convinta che tutto può andare avanti come se lui fosse presente. E mi è venuto in mente quel Crocifisso, che ha accompagnato il travaglio di una sofferenza indicibile, per rimettere gli animi in cammino: così mi sono sembrati mamma e papà di Gianluca, animati da una letizia di fondo e ammirati dalla determinazione della nuora. Due giorni prima eravamo a Moncalvo, anche qui a inseguire i dipinti di Guglielmo Caccia e di sua figlia Orsola, che si ammirano nelle chiese di San Francesco e di Sant'Antonio. Questo pittore, detto il Moncalvo, fu coevo del crocifisso miracoloso di Boca e attivò il suo manierismo facendo uso del colore, come aveva visto fare a Milano e poi a Roma, aprendo una strada nuova e incisiva nella comunicazione pittorica. Racconto di queste tappe, per dire che oggi, nel momento in cui si guarda con più fiducia il futuro, l'enoturismo è qualcosa che va immaginato oltre al puro consumo, perché ci si può arricchire di un cibo buono e di un vino fruttato, ma ciò che davvero dà valore è scoprire le storie che stanno dietro a un luogo e persino a una cucina. La relazione di oggi, anche se condizionata da un servizio a pagamento, ha proprio bisogno della “com-passione”.
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