mercoledì 26 febbraio 2003
Troppo facile, come in automatico. Va da sé che José Saramago, qualsiasi cosa pubblichi, va elogiato con articoli tra un tappeto rosso e un leccalecca. Ce l'ha da sempre con la religione, ha scritto un libro intero irridendo cristiani, Chiesa e Vangelo, è ateo, è orgogliosamente marxista non pentito. Automatico"Ieri "Unità"("Ho incontrato il mio clone"), "Manifesto"(Prova d'artista nell'incubo del clone") e "Liberazione"("Il labirinto della solitudine") gli regalano pagine intere di interviste in ginocchio - le sole che gradisce - sul suo ultimo romanzo e tra i grandi meriti, oltre il premio Nobel 1999 ricordano appunto le sue performances antireligiose. Per loro sono medaglie al merito. Troppo facile anche al rovescio. Ieri "Unità" e "Manifesto" parlano male, molto male, del film tv su Maria Goretti. Ha avuto il massimo successo, nel genere, della storia della Tv, quasi 10 milioni di ascolti, ma è automatico: roba di santi, roba di Chiesa, roba che ricorda Pio XII e allora giù, fino alla trovata straordinaria della fantasia, che stronca così: "Goretti: fiction da realismo socialista". ("Unità", p. 23). Sull'"Unità"! Che per decenni del realismo socialista è stata la trincea più avanzata. E "Il Manifesto" alza il tiro, perché sia chiaro che è proprio il film "a sfondo religioso" che è indigesto. La repulsione è automatica, quale che sia il contenuto"Chiudiamo in allegria, bipolare. Su "Libero", sempre ieri, p. 6, il vescovo Rino Fisichella è degradato a "monsignore", ma "par condicio", stessa pagina, il vescovo Jean Louis Tauran è promosso "cardinale". Automatico anche questo. Gli automi hanno successo, in redazione"
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