venerdì 3 giugno 2016
La donna salverà il mondo (Edizioni Saletta dell'Uva, Caserta, pagine 92, euro 8,00) si intitolano le riflessione di Raffaele Nogaro, già coraggioso vescovo di Caserta e da sempre strenuo difensore dei diritti degli ultimi e in particolare del rispetto per gli immigrati. L'ho conosciuto quando la camorra uccise don Peppino Diana a Casal di Principe e lo frequento da allora. «È necessario che accanto al nuovo Adamo ci sia la nuova Eva», dice, e cita già un saggio di Pavel Edvokimov su La donna e la salvezza del mondo: «Un mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcuna funzione è sempre più un mondo senza Dio, poiché, senza madre, Dio non può nascervi». Il punto cardine del libro è il grande canto di Dante, il XXXIII del Paradiso, di cui tutti ricordiamo almeno l'inizio. Contemporaneamente al libro del mio amato amico, ho letto i ritratti che un altro amico importante ha dedicato ai suoi maestri. Assai bello, ma di cui mi ha colpito che tra i suoi compagni e maestri non figuri nessun ritratto di donna. Credo di avere avuto, occupandomi in gioventù di educazione e intervento sociale, molte “madri” e “sorelle” importanti nella mia formazione (Morante, Ortese, Zucconi, Zoebeli, Gobetti, Guidetti Serra, Ramondino, Cherchi...) e cento altre tra figure di donne “qualunque” non meno intelligenti e “giuste”. Tante ne conosco ancora, colonne del lavoro sociale ed educativo, anche se all'interno – come accade con più virulenza tra i maschi – vedo tante giovani donne irretite nel gioco del potere e della fama. Anche qui la differenza vera sta, mi pare, nella distinzione classica tra chi accetta la società com'è, la realtà com'è, e chi non, anche quando la non-accettazione contempla costi gravi, scelte definitive. Nel cosiddetto mondo del sociale oggi, per esempio, nella sua parte più viva e generosa, anche se questa constatazione non è sotto gli occhi di tutti, si incontrano soprattutto donne, giovani donne che dimostrano una solidità morale e una costanza assai maggiori di quelle dei corrispettivi maschili. In particolare, non sono affatto attirate dalle lusinghe della notorietà, del successo, delle apparenze – e in questo vedo la conferma di una constatazione non nuova: che la superiorità delle donne sta nell'essere meno suscettibili ai ricatti del potere e della fama. Quelle che lo sono, e pensando in particolare a scrittrici, giornaliste, politiche, non sono certo le migliori e finiscono anzi per essere così vicine ai modelli maschili da confondervisi. (Alla fine di queste presuntuose osservazioni mi torna alla mente quel che diceva Caterina da Siena, che la vita dura «quanto una puntura d'ago», rifiutava ogni «elogio della lentezza»: «corriamo! – diceva – correte!».
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