Conta la realtà? Ieri due pezzi su "Repubblica-Cultura". Nel primo il filosofo Umberto Galimberti predica alla Chiesa cattolica che per lui "è" il Vaticano: per essere "veramente credibile sulla pace" deve rinunciare unilateralmente all'ora di religione nelle scuole! Perché la pace esige dialogo, conoscenza, razionalità, e l'ora di religione è "simbolica sottesa" a un'identità popolare chiusa, realtà "prerazionale", esaltazione di "appartenenza", contrapposizione, rifiuto del dialogo e "divisione" dove "la dialogicità è impossibile". Per il prof. Galimberti, discepolo del filosofo per cui nell'universo "nulla cambia mai", questa è l'attuale "ora di religione cattolica" nelle scuole. Ma è davvero così? Chi conosce anche un minimo del Concordato, della sua applicazione e di programmi in vigore, e soprattutto un minimo di realtà, sa che non è così. Sa - per esempio - che nei programmi c'è, sempre, la "conoscenza" della storia delle altre religioni e che la scuola di religione non deve essere e non è catechesi... Il prof. Galimberti non lo sa: si è costruito il "nemico" e ciclicamente spara su di lui. Anche se non esiste. Tant'è vero che la realtà - nero su bianco suo - gli replica dura: "Il 93% degli studenti sceglie"l'ora di religione". Tutti scemi, tutti intolleranti, tutti pre-razionali, tutti integralisti e chiusi al dialogo? La realtà? Non conta. Come nell'altro pezzo di "Cultura", in cui Natalia Aspesi presenta "Stupid White Men" (Lo stupido uomo bianco), una biografia che vuole distruggere il presidente Bush, ma nel sommario scrive: "in realtà il presidente Bush vive un momento di grande gloria e sostegno popolare". E la realtà? Al diavolo la realtà! Razionalmente e laicamente!
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