Scocca tra Luzi e Sereni l'incontro imprevisto di un'amicizia letteraria
venerdì 17 marzo 2017
Mario Luzi e Vittorio Sereni in amicizia e dialogo per quarant'anni. Due dei più importanti poeti che hanno avuto in sorte di scrivere dopo Ungaretti, Montale e Saba, si sono scambiati lettere fin dalla giovinezza, come documenta Le pieghe della vita. Carteggio 1940-1982 (a cura di Francesco D'Alessandro, Aragno, pagine LX+150, euro 15,00).
È una testimonianza di affezione e ammirazione reciproche di una qualità umana che scarseggia di solito fra i letterati, perché in questo caso rivalità e gelosie sono del tutto assenti. È soprattutto Luzi a essere stato interessato per primo a Sereni e incuriosito dal suo stile, dal suo modo di uscire dalla dimensione lirica dell'io, magari smarrendosi in uno stato di atonia e opacità. Una volta Giovanni Raboni si soffermò sul quartetto formato da Attilio Bertolucci (nato nel 1911), Giorgio Caproni (nel 1912), Sereni (nel 1913) e Luzi (nel 1914) affermando che messi sul piatto della bilancia i loro libri poetici erano migliori e avevano, nella vicenda novecentesca, più peso di quelli dei più giovani Pasolini e Zanzotto dei quali, dagli anni Sessanta in poi, si parlava di più. Credo che Raboni avesse ragione. Le poesie di Zanzotto divennero col tempo testi da analisi di laboratorio psicolinguistico, la poesia di Pasolini diventò sempre più giornalistica e pamphlettistica e qualitativamente inferiore alla sua saggistica civile e morale. In effetti colpisce e costituisce un caso particolare e direi commovente l'amicizia fra quei quattro poeti.
I più distanti fra loro erano proprio Luzi, il più colto e originale degli ermetici fiorentini, e Sereni, che all'ermetismo era sostanzialmente estraneo e la cui formazione escludeva ogni lampeggiante visionarietà. Superata la sua giovanile avventura ermetica, Luzi guardò presto a Sereni come a un coetaneo il cui esempio poteva aiutarlo a prendere nuove strade. È quello che si vede nelle loro lettere. Luzi è sempre inalterabilmente poeta e ha il problema di mettere in relazione l'io lirico con uno scenario fisico, esistenziale, tra allegorico e storico. Sereni è viceversa autore di una poesia dotata immediatamente (come scrisse Giacomo Debenedetti) di una «riconoscibilità umana», in cui il protagonista è un personaggio di fronte «alle cose», con una sua biografia documentabile. Alla lirica di Sereni è connaturata un'inclinazione narrativa e dialogica. Luzi arriverà a questo piuttosto tardi e dopo un lungo lavoro, con il suo libro migliore e più inaspettato, Nel Magma (1963). Un libro che Sereni ammirerà al punto di sentirsi superato dall'amico sul suo stesso terreno.
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