Nel lungo post che Lucia Graziano ha pubblicato sul suo blog "Una penna spuntata" il 31 dicembre, intitolato «Io spero di ricordarti sempre, 2020» ( bit.ly/3hCJnaV ), l'autrice ricama il tema della memoria delle vittime e dei superstiti di un'epidemia, lamentando che, a differenza di quanto accade per le guerre o per altre catastrofi, «non se li fili mai nessuno». Accade perché, a suo dire, «non ci sono vincitori durante una epidemia, solamente vinti, e nessuno Stato ha interesse a conservare nei secoli la memoria di una débâcle politico-sanitaria che lo umilia». La sua determinazione è, rispetto alla pandemia che stiamo vivendo, di andare controtendenza: «I vivi e i morti, il lutto e la quotidianità ridente e faticosa: io spero davvero che non si perdano, stavolta», dice, e a corroborare questa speranza Lucia Graziano evoca «alcune belle iniziative social» che permettono a questo 2020 «di imprimersi davvero a fondo nella memoria collettiva». Di una offre il link: si tratta del progetto "Hold still" ( bit.ly/3pIHlsN ), lanciato nel Regno Unito dalla National Portrait Gallery con il fine di «creare un ritratto collettivo unico» del Paese durante il lockdown. Su 31mila fotografie, appositamente scattate da persone tra i 4 e i 75 anni nel periodo maggio-giugno 2020, ne sono state selezionate cento, bellissime. Scorro avidamente la galleria ( bit.ly/385o0ff ) e ne ricavo due notizie. La prima è che solo due hanno un soggetto esplicitamente religioso: nell'una (analoga a quella, assai popolare, circolata in Italia) un prete ha popolato i banchi vuoti della sua chiesa con le fotografie dei parrocchiani, e nell'altra un nipote si è messo in giacca e cravatta per assistere «a distanza» al funerale del nonno. La seconda è che anche tutte le altre novantotto raccontano un farsi prossimo – tra grandi e piccoli, tra giovani e anziani, tra malati e sanitari, malgrado le tante barriere – che davvero merita di essere ricordato: ha il profumo del Vangelo.
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