Storie d’ordinaria indisciplina, e meno male che il 6 in condotta sarebbe il deterrente capace di dissuasione: «Io, colpito in classe con una pistola a pallini» è il titolo del servizio di Enrico Filotico da Bari sul “Corriere” (1/10), notizia riportata anche da Gennaro Totorizzo sulla “Repubblica” (1/10). «Non denuncerò i ragazzi ma ora siano espulsi» dichiara il professore, aggiungendo: «Si vive tutto che se fosse un gioco, una bravata». Sempre sulla “Repubblica”, Emanuela Giampaoli da Bologna indica un tentativo di soluzione: «Un orto da zappare, ecco la punizione per gli alunni con una cattiva condotta». Punizione? Sembra più una divertente attività da svolgere all’aria aperta.
Comunque la cosa piace a Concita De Gregorio (“Repubblica”, 1/10, titolo: «La giusta misura») che chiosa: «Per ragazzi cresciuti in esclusivo dialogo, chiamiamolo così, coi loro schermi e incapaci di stabilire una relazione decente e rispettosa con coetanei in carne e ossa, essere educati a piantare un seme, curare una pianta, evitare che muoia è un eccellente principio didattico: prendersi cura, con costanza e pazienza, di qualcosa di vivo». Intanto la “Stampa” (2/10) dedica una pagina di Grazia Longo al rapporto del Ministero dell’Interno sulla devianza giovanile: «Risse e violenze in crescita (…) fenomeni sempre più preoccupanti e i social amplificano le efferatezze».
Dopo la lunga inchiesta di Elena Stancanelli sulla “Stampa”, parte la prima puntata del «Malessere dei giovani» di Maria Novella De Luca sulla “Repubblica”; due pagine dal titolo: «Noi, malati di ansia. La Generazione Z con il buio dentro». Si comincia con l’associazione “Soleterre” fondata dal dottore Damiano Rizzi a Pavia, che avvisa, con enorme rammarico: «L’80% dei giovani con disturbi mentali non viene curato dalla sanità pubblica».
E con storie come quella di Francesca B., che si infliggeva ferite, e oggi racconta: «Quando preferivo il dolore del sangue a quello della mia mente». Sarebbero 2 milioni gli adolescenti tra i 10 e i 20 anni che soffrono di disturbi mentali; e il suicidio è la seconda causa di morte tra 15 e i 25 anni. «Cosa si è rotto, anzi scassato – scrive De Luca – cosa è questa “esplosione” di disturbi mentali più o meno gravi?». Due pagine di disperazione ma anche di speranza: guarire si può, facendosi aiutare.
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