Nel bailamme colorato di queste settimane, c'è chi non molla e combatte la sua buona battaglia lavorativa. Carlo, che è stato mio compagno di scuola e si è dato alla musica arrivando persino a Zelig, è sceso in strada con la fisarmonica e le zampogne. E la gente stupita si affacciava ai balconi, salutava, sorrideva. Mi ha commosso questo "delivery show" che sta coinvolgendo tanti artisti, che mostrano il talento della propria espressività, sapendo in cuor loro che c'è bisogno anche di questo in una seconda ondata che sta accentuando l'insicurezza - si allarmano gli psicologi - con gravi ripercussioni sugli adolescenti.
«Un artista non sarà mai povero», diceva la protagonista de Il pranzo di Babette, ma il mondo dello spettacolo va tuttavia sostenuto, prima che tante realtà vengano demolite dall'incombere degli eventi.
Leggo su un giornale locale che i pasticcieri si lamentano per chi fa le torte in casa, mentre i produttori di dolci hanno subìto l'arrivo dei panettoni artigianali di cuochi e pasticcieri che già sono al sold-out. Antonino Cannavacciuolo, per fare un esempio, ne ha sfornati 40 mila e fatica a star dietro alle richieste, mentre le fabbriche hanno ridotto la produzione prima e ora rischiano l'invenduto.
Ma anche il Moscato, che è il vino di Natale per antonomasia, si appella ai consumatori: i produttori hanno ancora in cantina l'ottimo 2019 che rischia di restare lì. Ne ho ordinate quattro casse per Natale per i miei cognati e ho saputo che il produttore, che non viene dal mondo contadino ma dalla finanza, è andato di persona a fare le consegne. E senza alcuna vergogna, ma con l'orgoglio di chi è grato di un ordine e anche di contribuire a limitare gli spostamenti.
Spostamenti che sono diventati il tormentone della settimana, quando il Governo ha finalmente compreso, si spera, che un Paese va governato, nel senso che non basta dichiarare aperture o chiusure se non si applica con realismo lo svolgimento di un weekend di shopping pre-natalizio.
La colpa è degli italiani che sono imprevidenti? Mah, forse… tuttavia il Governo è uno specchio fedele di questa leggerezza che stanno pagando in tanti, a cominciare dai commercianti, che avrebbero potuto gestire il lavoro su orari più lunghi e favorire appuntamenti mirati coi clienti.
Ma il senno del poi non serve, mentre nei prossimi giorni sarà decisivo prendere atto che, per attenuare la diffusione del virus, occorre rinunciare da subito tutti a ciò che un anno fa ci sembrava normale. È il prezzo che dobbiamo pagare, per tornare a un ordine che torni a essere norma (normale) e per ricostruire tutte le filiere lavorative, anche quelle del gusto.
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